(di Katherine Puce) Si parla molto di AI e sistemi di innovazione al servizio delle aziende, ma nel panorama digitale moderno bisogna considerare ciò che la tecnologia può fornirci non come un mezzo già pronto, un semplice strumento di automazione, ma piuttosto come creta che può essere plasmata in base allo scopo. Infatti, un aspetto sottovalutato e tralasciato è la personalizzazione e l’adattabilità, che consentono di utilizzarla per creare nuovi tipi di contenuti su misura, analisi adattate ai propri dati aziendali e anche nel campo più ampio della consulenza e supporto clienti. Queste caratteristiche sono cruciali in un’epoca in cui è la differenziazione a porsi come scacco tra un’azienda che abbia l’intenzione di vincere la concorrenza e ritagliarsi un suo posto concreto nel mercato.
GenAI e cultura e ambito legale: l’esempio di Hypertrue e Wolters Kluwer
Un esempio emblematico arriva da Hypertrue, startup bresciana che ha sviluppato un avatar digitale interattivo di Gabriele d’Annunzio per il Vittoriale degli Italiani. Il progetto è basato su modelli di intelligenza artificiale generativa personalizzata, allenata su testi originali e studi psicologici per offrire un dialogo credibile e immersivo con il pubblico. Un’iniziativa che in questo caso particolare non punta solo al vantaggio competitivo dell’azienda ma ha anche un effetto positivo rispetto al patrimonio culturale che, attraverso l’AI, viene ad essere valorizzato
Parallelamente, Wolters Kluwer, multinazionale olandese che fornisce software e soluzioni digitali per i professionisti di ambito legale, fiscale, sanitario e finanziario, ha appena lanciato nel mercato One AI. Quest’ultima è un sistema avanzato basato sull’intelligenza artificiale generativa, progettato specificamente per il settore legale. Combina strumenti di assistenza e analisi predittiva con contenuti normativi sempre aggiornati, offrendo un supporto mirato ai professionisti del diritto. Entrambe, sono alcune delle soluzioni concrete, che dimostrano come la tecnologia possa diventare uno strumento al servizio della memoria collettiva e dell’accessibilità culturale.
Comarch e il ruolo della personalizzazione nel fidelity
Ma il potenziale della personalizzazione abilitata dall’intelligenza artificiale non si ferma alla cultura o all’intrattenimento. Nel mondo aziendale, questa capacità di modellare l’AI sui bisogni specifici sta rivoluzionando anche settori più tradizionali come la fidelizzazione dei clienti. I dati del report “Customer Loyalty Predictions 2025 and Beyond”, realizzato da Comarch con Global Loyalty Organisation, infatti, segnalano una importante perdita di interesse da parte del consumatore medio, il quale, anche se risulta iscritto a vari programmi di fedeltà, è sempre meno coinvolto. Secondo il report, gli ostacoli principali tra consumatore e programmi fedeltà sono: registrazioni complesse (32%), app poco intuitive (24%). In un mercato sempre più saturo l’unica via d’uscita è quella personalizzazione che l’IA può trainare. Il 65% degli utenti si aspetta offerte su misura e vantaggi concreti, segnando una nuova percezione del rapporto tra privacy e valore offerto. Questo significa che i consumatori sono disposti a condividere i propri dati personali solo se ricevono in cambio benefici rilevanti e personalizzati, rendendo la fiducia un elemento chiave.
Non solo efficienza, ma relazioni e fiducia
Modellare l’AI sulla base di dati, contesti e obiettivi specifici permette non solo di creare valore per l’azienda, ma anche di generare relazioni più autentiche, coinvolgenti e soprattutto funzionali. Occorre dunque sviluppare una visione chiara, etica e sostenibile dell’AI, in cui la personalizzazione non comprometta la sicurezza, ma ne diventi un pilastro. Perché solo chi saprà plasmare la tecnologia sulle persone, e non viceversa, potrà davvero distinguersi e costruire un vantaggio duraturo nel tempo.