Tutti gli indicatori vanno in un’unica direzione, la pandemia allenta la presa. In una sanità sana e ordinata il sollievo porterebbe ad un ritorno alla normalità. Ma il sistema non regge, fatica, è stressato. L’utente non ha i servizi di cui ha bisogno e per i quali paga le tasse. Siamo a livello del peggior passato, liste d’attesa interminabili, un arretrato di esami, prestazioni, interventi spaventoso. Accanto all’effetto covid c’è tutto il resto a rendere la vita difficile e non saranno certo i milioni del Pnrr a cambiare in fretta lo scenario. Comprensibile che i manager della sanità abbiamo il fiato corto, non si governa con l’effetto annuncio. Fatica Fabrizio D’Alba al Policlinico Umberto I, deve ancora prendere le misure Narciso Mostarda al San Camillo, si muove con prudenza Giuseppe Quintavalle a Tor Vergata. Le Asl provinciali sono ancora terra di frontiera, nonostante le mille iniziative Giorgio Santonocito non ha ancora il pieno controllo della Asl Roma 5, ai Castelli la Roma 6 è sospesa in attesa del nuovo manager che non arriva. Cristina Matranga (Asl Roma 4) e Daniela Donetti (Asl Viterbo) si muovono molto mentre a Rieti Marinella D’Innocenzo sembra aver perso un po’ di slancio. Stringe i denti Francesca Milito alla Asl Roma 3 ma quel territorio è veramente complicato. Dalla Regione non arrivano i via libera per le tre poltrone vacanti, non si capisce perché ma gli effetti ci sono. Almeno in termini di nervosismo. Infine il processo di Latina che coinvolge Asl e politica. Ottima la performance della nuova Dg Silvia Cavalli, a quanto risulta dai verbali delle dichiarazioni rese davanti ai giudici. Ma quando si vive in quel contesto lavorare bene per la sanità è davvero difficile. Una nota di merito per Francesco Vaia. Direttore sanitario, direttore generale, manda avanti tutto, Spallanzani, contrasto al Covid e tutto il resto in perfetta solitudine. Ha spalle forti.
Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio