Un gruppo di ricercatori italiani ha identificato una proteina, Pin1, che protegge il nucleo cellulare da malformazioni. Quando è assente o presente in quantità ridotte, come accade nei neuroni dei pazienti colpiti da Alzheimer, il Dna perde la sua organizzazione, vengono prodotte molecole che scatenano l’infiammazione e le cellule degenerano. La scoperta è di un gruppo di scienziati dell’Università e dell’Icgeb di Trieste e dell’Ifom di Milano, in collaborazione con la Sissa.
I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cell Reports e rivelano che Pin1 funziona da guardiano del nucleo cellulare, preservandone la struttura e proteggendo il Dna da stress di natura meccanica. Questo controllo permette al nucleo di sopportare stress senza che l’organizzazione del Dna e la regolazione dei geni venga alterata.
“Diverse alterazioni nell’organizzazione del genoma e nell’attivita’ dei geni sono associate all’invecchiamento e possono comportare danno al Dna e infiammazione, contribuendo alla degenerazione cellulare – spiega il coordinatore dello studio, Giannino Del Sal, direttore, tra le altre cose, del Laboratorio di “Cancer Cell Signalling” all’Icgeb – tra queste alterazioni, emerge l’attivazione di sequenze mobili del genoma, dette trasposoni, che hanno la capacita’ di spostarsi all’interno del genoma cellulare danneggiando il DNA e causando ulteriori problemi. E’ proprio l’anomala attivazione di questi elementi mobili del genoma che abbiamo osservato come prima conseguenza della mancanza o riduzione dei livelli di PIN1″. Francesco Napoletano, ricercatore dell’Università di Trieste, biologo genetista esperto di Drosofila, spiega: “Abbiamo capito, studiando la drosofila, il moscerino della frutta, che Pin1 è essenziale per tenere sotto controllo queste sequenze mobili, in particolare in presenza di stimoli meccanici come quelli legati alla formazione di aggregati intracellulari tipici dell’Alzheimer, e che questo meccanismo protegge il Dna, soprattutto durante l’invecchiamento. Esso coinvolge la regolazione della struttura del nucleo con un meccanismo conservato dalla drosofila fino agli esseri umani”. Conclude: “Tale meccanismo risulta alterato in pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer”. “Questo studio – afferma Del Sal – ha portato all’identificazione di proteine la cui funzione può essere modulata farmacologicamente allo scopo di prevenire o migliorare il decorso di malattie dell’invecchiamento come l’Alzheimer. La prima è Pin1, ma abbiamo individuato anche altri possibili bersagli. L’obiettivo è ora sviluppare molecole che ne promuovano la funzione protettiva nei confronti del nucleo cellulare e verificarne l’effetto in modelli preclinici della malattia”. Infine, conclude Del Sal coinvolto in un programma di ricerca sostenuto da Fondazione Airc per la ricerca sul cancro e dedicato allo studio delle metastasi come malattia “meccanica” ci sono “altre malattie legate all’invecchiamento dove gli stimoli meccanici hanno un ruolo determinante: i tumori. Stiamo attivamente conducendo le nostre ricerche anche in questa direzione, per comprendere meglio il ruolo di Pin1 e del meccanismo che abbiamo scoperto in quel contesto, e come possiamo sfruttarlo a nostro vantaggio per sviluppare nuove strategie terapeutiche”.