La battaglia di Pasqua al super outlet «Vogliamo lavorare». No della Cgil

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La società dei negozi di Serravalle pensa all’apertura festiva. Camusso scende in campo

Lavorare nei festivi è importante perché ci sono più clienti. Ma se le maggiorazioni salariali previste dai contratti collettivi — commercio, turismo e servizi — non valgono per tutti, la Cgil non ci sta. E così nell’outlet più grande d’Europa, quello di Serravalle Scrivia in provincia di Alessandria, è in atto un braccio di ferro sulla possibilità di apertura dei negozi anche nel giorno di Pasqua (e successivamente anche il 26 dicembre con la sola chiusura di Natale e Capodanno).
Contratti di appalto
Per questo oggi Susanna Camusso, segretaria Cgil, si recherà a Serravalle Scrivia per valutare la richiesta di due giorni di sciopero da parte di alcuni lavoratori dell’outlet più grande d’Europa di proprietà di McArthurGlen, società che fa parte della joint venture tra Kaempfer Partners e Simon Property Group Co, guidata dal ceo Julia J. Calabrese. Il motivo dell’agitazione, la prima nel settore degli outlet, è la richiesta del colosso Usa alle aziende-partner dell’outlet — Gucci, Armani, Dolce&Gabbana, Prada solo per citarne alcune — di tenere aperti i negozi anche nel giorno di Pasqua e Santo Stefano — come spiega Fabio Favola, segretario provinciale di Filcams Cgil — senza le maggiorazioni salariali per tutti. Qualche commesso lavorerebbe «a chiamata», qualcun altro verrebbe pagato con i voucher, qualcun altro ancora avrebbe persino la partita Iva, soprattutto nelle aziende di pulizia e di manutenzione che hanno stipulato un contratto di appalto con McArthurGlen.
Aumento delle vendite del 20%
Daniela Bricola, centre manager dell’outlet e firmataria della richiesta di negozi aperti, rigetta al mittente le accuse. «Sono due giorni importanti per incrementare il giro di affari, anche in virtù della folta presenza di turisti stranieri». Secondo le sue previsioni tenere aperto anche in quei due giorni festivi significherebbe un aumento medio delle vendite di circa il 20%. Con un beneficio per tutta la filiera, lavoratori compresi. Il modello di McArthurGlen prevede, nella gran parte dei casi, un margine fisso sui volumi delle grandi marche: più il cliente compra, più il colosso Usa guadagna. La Cgil dissente. Sostiene che persino qualche titolare di negozio si sarebbe opposto. Però non avrebbe potere negoziale, perché McArthurGlen ha la facoltà di decidere quando aprire. È scritto nei contratti. E allora la Cgil ha poco da negoziare.

Fabio Savelli, il Corriere della Sera