(Nadia Francalacci, medical Panorama)Impossibile proteggere tutto il paese. Ma le organizzazioni criminali (per interessi propri) lavorano alla prevenzione degli attentati.
“L’Italia riesce a proteggersi dagli attacchi terroristici in soli due modi: l’elaborazione precisa dei ‘segnali deboli’ che permette intercettazioni mirate e interventi preventivi, buy e con la mafia”. Parla così un ex agente dei Servizi segreti dopo gli attacchi terroristi che hanno messo in ginocchio Parigi e spaventato il resto d’Europa.
“Non è possibile indicare un luogo o un obiettivo come “sensibile”- prosegue l’ex agente a Panorama.it – gli attacchi in Francia l’hanno dimostrato chiaramente. I lupi solitari così come cellule ben strutturate e organizzate non tendono a colpire i grandi monumenti o aree di grande interesse ma, capsule prendono di mira luoghi “comuni” non presidiati dalle forze di polizia ma che sono comunque punto di ritrovo per la cittadinanza. Il teatro Bataclan ne è la dimostrazione.”
“Il nostro Paese è un territorio molto vasto, difficile da controllare e ricco di luoghi che potrebbero essere considerati obiettivi sensibili. Quindi sarebbe sciocco per non dire ridicolo fare una classifica dei monumenti a rischio- continua l’ex agente il cui nome in codice era Edera – certamente rimangono monitorate costantemente dall’intelligence le metropolitane, le grandi stazioni ferroviarie che hanno importanti centri commerciali e gli aeroporti oltre ad alcuni acquedotti ma la vera protezione è quella “indiretta” esercitata dalle organizzazioni criminali”.
Si spieghi meglio…
Non possiamo dire quali saranno le aree nel mirino degli attentatori, ma invece possiamo indicare quasi con una certezza matematica l’area che invece non sarà interessata da eventuali attentati strutturati come quelli avvenuti a Parigi: il Sud Italia.
Se possibile, sia ancora più preciso..
Potenziali attentati potrebbero essere portati a segno solo da Napoli in su. Dal capoluogo partenopeo in giù la presenza delle organizzazioni criminali che controllano il territorio non permettono la permeabilità dei terroristi nelle loro zone. Le cellule legate all’estremismo islamico possono solo attraversare quelle zone, ad esempio, la Sicilia, la Calabria, la Puglia e la Campania ma non è permesso loro di fermarsi. La Camorra, la ‘Ndrangheta e la Mafia possono semmai solo guadagnare dal loro passaggio ma, sanno che la presenza in loco di questi soggetti, potrebbe solo danneggiarli. E viceversa. Anche gli stessi terroristi sanno che il controllo sul territorio esercitato dagli stessi mafiosi, rischierebbe di farli entrare nel mirino degli investigatori.
Ecco quali sono i cinque punti che rendono il Sud Italia un luogo più sicuro dagli attentati terroristici:
Il ruolo fondamentale delle ‘vedette’ dei boss
Presenza capillare sul territorio dei “soldati” dei boss appartenenti ai vari clan, impedisce l’organizzazione da parte di gruppi terroristici. Le vedette dei boss, monitorano e presidiano in modo costante le zone di “appartenenza” e “registrano” anche gli arrivi e i movimenti dei presunti terroristi.
I terroristi interferirebbero con le attività criminali
Un attentato innalzerebbe sul territorio la presenza delle forze di polizia e questo impedirebbe lo svolgimento delle attività criminali come pizzo, spaccio, contrabbando. O comunque le rallenterebbe moltissimo. Da qui l’interesse ad allontanare i terroristi.
La distruzione delle fonti di reddito per la criminalità
La distruzione di attività commerciali equivale alla distruzione, per la criminalità organizzata, di una fonte di reddito certa. Da qui l’interesse a contrastare la loro presnza in loco.
Distogliere l’attenzione degli investigatori
La presenza di cellule terroristiche potrebbe condurre sui territori “controllati” dalla mafie l’attenzione degli investigatori. E viceversa. Gli investigatori potrebbero “disturbare” le organizzazioni terroristiche seguendo le piste mafiose o la ricerca di latitanti.
I territori off limits
Le mafie non accettano le presenze “esterne ed estranee” su un territorio considerato di ‘proprietà’.