SONO LUOGHI PER ABBRUTTIRSI. IL GIOCO E’ TUTTA UN’ALTRA COSA
Cesare Lanza: in queste strutture manca la liturgia del croupier, remedy ti piazzi alla macchinetta e non capisci perchè hai perso
Giocatore lo è, patient Cesare Lanza. Giocatore vero, buy scientifico, anche razionale. Cinquant’anni passati tra giornali, televisione come autore e protagonista e casinò di tutto il mondo. Ha da poco pubblicato un libro, Elogio del gioco d’azzardo, nel quale teorizza l’opportunità di istituire una materia specifica nelle scuole “perché insegna a gestire la vittoria come la sconfitta, rende possibile ottenere un certo equilibrio”.
Quindi lei potrebbe diventare un docente.
Diciamo che ho acquisito molta esperienza sul campo, certo non cado più negli errori di quando avevo venti o trenta anni.
Quali, ad esempio?
Ho imparato a gestire le situazioni, a capire quando è il caso di rinunciare. Le faccio un esempio con l’alcool: quando si è ragazzi è più facile sbronzarsi, con il tempo si calibrano i propri limiti, si riconosce il confine tra l’alticcio e l’ubriaco.
Lei ha frequentato le case da gioco più famose. Cosa ne pensa di queste nuove strutture?
Tutto il peggio. Abbrutiscono e basta, drogano la mente. Per tornare all’esempio di prima, lasciano solo l’essenza dell’alcool, togliendo il piacere degli aromi, la ricchezza del terreno, del sole. E le dirò di più: spesso sono in mano alla criminalità che ne altera il funzionamento. Lì è quasi impossibile vincere.
Anche nei casinò tradizionali non si sente di giocatori arricchiti al tavolo…
È un’altra storia, in queste nuove strutture manca tutta una liturgia fatta di croupier, di appassionati in grado di studiare il calcolo delle probabilità, di confrontarsi psicologicamente con l’avversario. Giocatori abili
a perfezionare la propria capacità di concentrazione. Chi va in queste moderne sale da gioco si piazza davanti alla macchinetta, infila centinaia di euro, e spesso non riesce neanche a comprendere il punto di vittoria o di sconfitta.
Le strutture storiche sono in crisi.
Per forza, ha presente quanta offerta c’è anche sull’on-line? Impressionante. E sulle piattaforme digitali, parlo di quelle straniere, il rischio truffa è ancora più elevato.
Nei tempi di crisi si gioca di più.
Non sono d’accordo. Guarda caso la città maggiormente dove si spende di più è Milano, la più ricca d’Italia.
Un giocatore da cosa deve fuggire?
Dall’inconsapevolezza. Tra i miei venti e i quarant’anni ho perso buone cifre.
E poi?
Sono rimasto stabile, in equilibrio tra segno più e il meno. Però i soldi di allora non li ho più recuperati. Ma ribadisco, il punto è un altro. Quale? Il gioco è realmente una metafora della vita. Ha presente quante decisioni importanti prendiamo tutti i giorni. Quante volte rischiamo? Eppure non si è in grado di mantenere il sangue freddo, la mente distaccata. Pensi a Berlusconi nel 1994.
E ora cosa c’entra?
Quando è sceso in campo si è giocato tutto, ha messo nel piatto tutti i soldi che gli restavano, della serie: o raddoppio o perdo.
Anche l’ex premier è un giocatore?
Lei dovrebbe saperlo, ha lavorato a lungo per Mediaset. No, una volta mi ha detto di aver smesso dopo una batosta subita con le tre carte. Aveva provato a puntare per fare colpo su una ragazza. Sempre le donne di mezzo. Guardi, faccio mia la battuta di un collega: se Silvio Berlusconi avesse avuto il vizio del gioco, invece di quello delle donne, avrebbe subito molti meno guai. La scriva, la scriva…
Il Fatto 22 – 07 – 2013
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