di Ettore Martinelli
Dopo il voto di dicembre. Nonostante le promesse, l’ex premier non molla e mette a repentaglio il Paese.
Se la politica diviene questione personale sono guai per tutti. La personalizzazione della cosa pubblica – dalla scesa in campo del Cavaliere – è stata aspramente criticata nelle sezioni e nei convegni ben impostati della sinistra. E’ stata una critica giusta, dovuta, di chi conosce il rischio di derive leaderistiche e plebiscitarie, anticamera di regimi non democratici. I partiti responsabili che pensano al paese e non alla bottega, si possono dividere ma solo su visioni divergenti, sulla politica, sui valori.
‘L’esigenza di dare alla classe operaia una guida indispensabile per la rivoluzione proletaria», portò Gramsci, Bordiga, Terracini a costituire il partito comunista italiano, non per ambizione e narcisismo ma in quanto ritennero il socialismo non sufficiente. Niente di personale, Politica.
E’ trascorso un secolo e nella sinistra italiana – tranquilli, sinistra si fa per dire – non c’è nulla di personale, magari, di molto peggio. Il destino dei progressisti ruota attorno ad unica persona: Matteo Renzi.
Dopo anni in cui ha raccontato tutto, il contrario e il contrario ancora, impunemente prosegue con le favole. Non sogna nemmeno di interrogarsi onestamente, sinceramente, umilmente, su i piccoli e grandi disastri recati al paese e alla sinistra italiana. Onestà, sincerità e umiltà non son di casa evidentemente. Purtroppo oggi avere dimestichezza con la menzogna non indigna. Ha dell’incredibile ma per molti è così.
Non si spiega altrimenti perché in molti continuino a prestargli orecchio. Lui non abbandona, non lascia, e incredibilmente raddoppia. Ambisce a tornare a occupare sia il ruolo di segretario del PD che di premier, lui può, è diverso. Ha anche tentato di rottamarsi da sé, lo ha pubblicamente e solennemente annunciato, ma non ce l’ha fatta è contro la sua natura. Preferisce essere bugiardo e smentirsi: ‘se perdo il referendum non solo mi dimetto, abbandono la politica, è questione di dignità’. Dignità? Di chi, la sua, in che senso? Con quale faccia?
Se i sondaggi dicono che il movimento 5 Stelle è avanti sei punti, mica critica l’unica impresa che è riuscito a fare in pochissimo tempo, assolutamente no. Commenta senza ritegno dicendo che qualche settimana fa la situazione era l’opposta. Verrebbe da urlare, appunto! Macché, si recupera lascia intendere Renzi il giovane. L’esperienza romana non gli ha insegnato nulla. Non pago di aver regalato Roma ai grillini, non si placa, pensa in grande e offre loro il destino degli italiani.
Della persona Renzi non c’è più nulla da scoprire, si sapeva, ne sono sempre stato convinto. Ma se i democratici dovessero perseverare ed essere sfrontati a tal punto di rieleggerlo, si vergognino come quelli che hanno salvato Minzolini. Troppo comodo altrimenti. Si scelga la decenza e la si smetta di ritenersi diversi. Le parole recentemente scritte da Alfredo Reichlin -l’ultimo grande della sinistra italiana appena mancato – non vanno celebrate, occorre capirle: ’La sinistra rischia di restare sotto le macerie. Non possiamo consentirlo. Non si tratta di un interesse di parte ma della tenuta del sistema democratico e della possibilità che questo resti aperto, agibile dalle nuove generazioni”. Sommessamente e con rispetto, è innegabile che non fossero rivolte proprio a chi non le ascolterà. Niente di personale riguarda il futuro del Paese.
Ettore Martinelli, La Verità