Donne impresa 9. Prima donna presidente impresa cooperativa diventata il primo gruppo italiano nella ristorazione collettiva ama prendere decisioni, ma riconosce l’importanza della diplomazia per appianare i conflitti
Tredicimila dipendenti e una donna al comando. Di Camst, un’azienda che fattura 660 milioni di euro, produce 115 milioni di pasti e cresce del 10% all’anno. Accade a Bologna, dove Antonella Pasquariello, 62 anni, è presidente dell’impresa cooperativa diventata il primo gruppo italiano nella ristorazione collettiva. Al servizio di grandi comunità e pubblici esercizi, scuole, aziende, ospedali e caserme, nel Centro e nel Nord d’Italia.
Antonella, figlia di un casertano emigrato per studiare all’università di Bologna, è entrata in Camst (acronimo di Cooperativa, albergo, mensa, spettacolo, turismo) 35 anni fa con una laurea in Chimica e tecnologie farmaceutiche, collaborando a progetti di educazione alimentare. Da dirigente, poi, si è occupata di comunicazione. Ha trovato il tempo di sposarsi e di avere tre figli, oggi grandi e tutti inseriti nel lavoro, all’estero: un’ostetrica, un ingegnere civile, uno impegnato in progetti di energia alternativa.
“Camst – racconta la manager – è nata nel 1945 sui binari della stazione di Bologna, fondata da Gustavo Trombetti, al quale dobbiamo la possibilità di leggere i ‘Quaderni’ di Gramsci, suo compagno di cella nel carcere di Turi. Li ha nascosti in una cassa quando Gramsci è stato portato via”. La cooperativa nacque per dare da mangiare ai reduci di guerra che sostavano anche per giorni in attesa di un treno per tornare a casa. Oggi che è un business milionario, la funzione sociale resta nello spirito della compagine associativa. “Nel nostro caso l’interesse è rappresentato dal lavoro”. I vertici sono eletti dalla base di quasi ottomila soci, che sono anche lavoratori. Camst collabora con il Banco alimentare.
Pasquariello è stata eletta nel 2013 prima presidente donna di Camst in 70 anni di storia. “Sono arrivata al vertice dopo 35 anni di attività in azienda – spiega, – nei quali siamo diventati uno dei player più importanti puntando sulla innovazione, idea driver in particolare in questo momento storico. Il mercato cambia molto velocemente e per stare al passo serve innovazione, sia di prodotto sia di processo” Questo ha determinato negli ultimi tre anni anche un ricambio nel gruppo dirigente che per metà adesso è fatto di quarantenni. Per guardare al futuro con nuovi progetti. Una gestione che cerca di espandere la propria attività.
Camst sta puntando sul format ‘Gustavo’, un locale per ristorazione veloce dove consumare piatti leggeri, ce ne sono già sei, situato o in un centro commerciale o nei centri storici. Gli altri assett sono le basi all’estero, per ora Spagna e Austria, e l’ingresso, già avvenuto con la fusione con Gesin Proges, nel nuovo mercato del facility management, pulizie, servizi alle imprese e alle persone.
“Nel 2015 – racconta la presidente – abbiamo aumentato l’occupazione del 15 per cento con 1400 nuovi addetti. La maggior parte sono dovuti a fusioni, incorporazione di cooperative, al netto sono 358 i neo assunti in un mercato che è sostanzialmente fermo. Un dato estremamente significativo assieme al fatto che il 33% di loro è under 35”.
Con sette direzioni territoriali nelle principali regioni del Centro Nord, la cooperativa ha cinquanta cucine centralizzate dove si producono dai tre mila ai sei mila pasti al giorno con 1500 punti dove vengono consumati. “Il Sud per noi non è un mercato, perché è difficilissimo lavorare secondo i nostri principi: etica e legalità”.
Camst è forse l’unica azienda del settore ad avere un centro distributivo di proprietà dove conferiscono i produttori. La vera sfida è sulle tecnologie che permettono una sempre migliore conservazione del cibo. Un mercato competitivo in cui i concorrenti sono multinazionali. “Siamo un’azienda estremamente patrimonializzata – assicura la manager -, un’impresa amministrata bene che può guardare al futuro. La nostra forza è innanzitutto il personale adeguato e poi la materia prima di qualità, buona, pulita e giusta, perché il 30 % del nostro business è pubblica amministrazione”.
La dote che la presidente Pasquariello si riconosce è quella della mediazione, “indispensabile – chiarisce – per appianare i conflitti che diventano costosi e penalizzanti. Dentro e fuori l’azienda, cerco alleanze e mediazioni”. Nel poco tempo libero ama leggere, andare al cinema, al teatro, ascoltare musica. “Credo che qualsiasi attività culturale ci serve per aprire la mente e trovare la soluzione dei problemi. Sarei una persona molto sportiva, mi piaceva sciare ma ho avuto degli infortuni. Cammino molto perché aiuta a pensare”.
Si sente una donna realizzata, “mi piace prendere delle decisioni”. Antonella è l’unica executive nel consiglio di amministrazione – pur composto al 50% da donne – in una compagnia dove è femminile il 90% della forza lavoro. “Non è la preistoria ma siamo ancora molto indietro – puntalizza -. E sempre nella fase di rivendicazione e mai di riconoscimento. Credo che una sana integrazione di caratteristiche maschili e femminili sarebbe il modo migliore di risolvere i problemi. I nostri maggiori stake holder sono donne eppure i nostri dirigenti sono tutti maschi”.
Ha messo in piedi un progetto di informazione e denuncia, ‘E’ ora di cambiare tono’, per offrire un inserimento lavorativo alle donne vittime di violenza: a oggi ne sono state assunte 32.
Repubblica