Urbano Cairo «è noto per la sua capacità e serietà», mentre Caltagirone Editore non potrebbe acquisire Rcs visti i tetti antitrust posti dalla legge. Così Francesco Gaetano Caltagirone ha commentato ieri, durante l’assemblea dei soci, quanto sta accadendo all’editrice del Corriere della Sera con l’offerta di scambio della Cairo Communication. Da una parte ha espresso il suo gradimento per Cairo pur non nominandolo direttamente («quell’imprenditore»), dall’altra ha ancora una volta smentito chi lo voleva interessato a Rcs. Il presidente del gruppo del Messaggero ha spiegato dopo la domanda di un socio che c’è «un limite antitrust, pertanto non possiamo sommare la nostra quota di mercato a quella di Rcs» perché «prendendo il Corriere della Sera dovremmo vendere altre cose». E su questo limite Caltagirone si è detto d’accordo: «Io ritengo saggio che qualcuno non possa avere la preponderanza» nel mercato dell’editoria e «non credo che sia un limite inutile», ha continuato. «Le Italia sono tante: facciamo 37 giornali ogni giorno e siamo molto radicati sul territorio», ha ricordato Caltagirone. In ogni caso «l’evento del momento riguarda il Corriere della Sera che è un magnifico giornale ed è l’oggetto del desiderio di tutti, anche degli editori italiani. Vedo dei movimenti sul mercato e mi auguro che chi lo acquista, o si propone di acquistarlo, faccia bene». Tornando invece alla Caltagirone Editore, intervenendo in assemblea il presidente ha ricordato la politica di contenimento dei costi che ha consentito di migliorare i conti: «c’è stata una forte ristrutturazione del gruppo, stiamo facendo un ulteriore sforzo per il contenimento dei costi». Ora si attende una ripresa più vigorosa che si ripercuota sulla pubblicità: «se ci sarà una ripresa ci aspettiamo anche quella della pubblicità», ha detto Caltagirone. «Il mercato sta riprendendo e la pubblicità riprenderà. Il calo drastico si è andato assestando e anche nei primi mesi del 2016 ci sono segnali di assestamento». L’assemblea degli azionisti ha approvato il bilancio del gruppo che si è chiuso con una perdita di 20,131 milioni di euro (-46% a/a), anche se «senza i 22 mln di svalutazioni effettuate nel 2015, il gruppo avrebbe chiuso in utile per 1,7 milioni di euro». I ricavi sono scesi a 163 milioni di euro (-4,2%), principalmente a causa della diminuzione di vendite dei quotidiani.
ItaliaOggi