I dati presentati nello studio della Banca d’Italia sulle procedure di fallimento e concordato preventivo indicano alcune importanti tendenze nel sistema legale ed economico italiano:
- Durata delle procedure: In media, una procedura di fallimento richiede circa sette anni per essere completata, mentre il concordato preventivo ha una durata media di un anno e cinque mesi. La durata del fallimento è significativamente più lunga rispetto al concordato preventivo.
- Differenze regionali: Le differenze regionali sono evidenti, con il Sud dell’Italia che presenta una durata media delle procedure di fallimento che è il doppio di quella delle regioni del Nord. Ad esempio, a Trento la durata media è di cinque anni, mentre a Potenza è di 22 anni. Questo suggerisce che esistono disparità significative nella gestione delle procedure fallimentari in diverse regioni italiane.
- Ripartizione e senza ripartizione: Il 55% dei fallimenti si conclude con la ripartizione dei beni, mentre il 45% si chiude senza. Questo suggerisce che una parte significativa delle procedure di fallimento non riesce a soddisfare completamente i creditori. Le procedure di fallimento senza ripartizione sono più comuni al Centro e al Sud dell’Italia rispetto al Nord.
- Utilizzo del concordato preventivo: Il concordato preventivo è meno utilizzato rispetto al fallimento e, quando utilizzato, spesso ha l’obiettivo di liquidare i beni anziché garantire la continuazione dell’attività imprenditoriale. Solo una minoranza delle domande di concordato raggiunge l’omologazione, con la maggior parte che si ferma alla fase di ammissione. La durata media delle procedure di concordato è notevolmente più breve rispetto a quelle di fallimento.
Questi dati indicano la complessità e le sfide legate alle procedure di insolvenza in Italia, nonché le differenze significative nelle prassi regionali. La durata delle procedure, in particolare nei casi di fallimento, può avere un impatto significativo sulla ripresa economica delle imprese e sulla soddisfazione dei creditori.