I traumi vissuti durante la prima infanzia possono influenzare la struttura del cervello e aumentare significativamente il rischio di disturbi alimentari in età adulta. Lo evidenzia uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience, condotto dagli scienziati del Virginia Tech. Il team, guidato da Michael Friedlander e Sora Shin, ha utilizzato un modello murino per indagare la relazione tra le esperienze traumatiche e la tendenza a mangiare troppo. Circa il tre per cento della popolazione statunitense sperimenta un disturbo da alimentazione compulsiva durante una fase della propria vita. L’80 per cento di queste persone è associato ad abusi infantili, traumi da abbandono o altre problematiche vissute durante i primi anni di vita. I ricercatori hanno scoperto che le esperienze negative durante l’infanzia possono alterare un percorso nel cervello che regola il segnale per smettere di mangiare. “Abbiamo identificato uno specifico circuito cerebrale vulnerabile allo stress – osserva Shin – queste evidenze si aggiungono al corpus di lavori che dimostrano come le esperienze vissute nelle prime fasi dell’esistenza possano influenzare la salute nel corso della vita”. Nei prossimi step, gli esperti hanno intenzione di valutare la possibilità di modificare gli effetti osservati. Gli scienziati hanno esaminato un ormone del cervello chiamato leptina, associato alla soppressione dell’appetito. Gli studiosi hanno identificato i neuroni che rispondono al messaggio della leptina e regolano l’assunzione incontrollata di cibo. “Ci sono ancora molti interrogativi privi di risposta – commenta Shin – ma conoscere la molecola specifica e i recettori nel cervello che possono fungere da bersaglio, possiamo partire dalle informazioni di base per lo sviluppo di strategie e interventi terapeutici per contrastare i disturbi alimentari”. “Questo lavoro – aggiunge Mark S. Gold, docente presso la Washington University di St. Louis, che non è stato coinvolto nella ricerca – estende la conoscenza relativa alle neuroscienze del disturbo da alimentazione incontrollata. Studiare il ruolo delle esperienze traumatiche e delle prime esperienze di vita potrebbe favorire la definizione di interventi precoci per prevenire queste problematiche”.