È la più giovane dello staff, e forse per questo la più sorprendente. Carolina Goria, nata a Milano il 6 ottobre 2019, ha l’età in cui il mondo è ancora grande abbastanza da sembrare infinito, eppure già sa che i libri sono una porta che conduce altrove. È entrata ufficialmente nell’organizzazione del festival, ed è già parte del cammino che porterà alla XX edizione di Capalbio Libri, in programma dall’1 al 9 agosto 2026: il festival del piacere di leggere, in piazza e in rete, ideato e diretto da Andrea Zagami, promosso dall’Associazione Il piacere di leggere e organizzato dall’agenzia Zigzag, con il patrocinio della Regione Toscana, del Comune di Capalbio e della Fondazione Capalbio.
Una passione che arriva da lontano
Carolina, in realtà, non è mai stata assente. Fin dalle passate edizioni era facile vederla tra le file del pubblico: piccola, entusiasta, con l’abitudine naturale di chi sa già abitare i libri. La si incontrava spesso davanti ai titoli per bambini offerti dalla Libreria Il Bianconiglio, mentre sceglieva con attenzione quale portare a casa. Oppure la si vedeva muoversi tra le sedie della piazza, leggera e spontanea, a distribuire programmi e ventagli come se fossero inviti a entrare in una storia.
Il senso della lettura
Alla domanda su cosa significhi leggere, lei ha risposto senza esitazioni: “Possiamo anche guardare le illustrazioni e immaginarci una bella storia”. Un pensiero semplice, eppure perfetto. Perché racconta l’essenza di questo festival: i libri come esperienza totale, da vivere pienamente. Il suo è un esempio felice di come i festival non siano solo appuntamenti per adulti, ma luoghi in cui anche i bambini imparano a respirare l’atmosfera delle parole. Luoghi che insegnano che i libri non sono un obbligo, ma un mondo che cresce con te e accanto a te. Da lì in poi separarsene è impossibile, perché diventano parte della vita stessa.
Nella foto ufficiale, dello staff della XIX edizione, di Flavia Cortonicchi, Carolina è la bambina vestita di viola seduta in prima fila. Ha lo sguardo attento. E sembra ricordarci che i libri, in fondo, sono prima di tutto un gioco serio.