
Emanuele Fiano, ex parlamentare del Partito Democratico e figlio di Nedo Fiano, deportato ad Auschwitz e unico superstite della famiglia, ha espresso il suo pensiero riguardo all’appello firmato da 44 esponenti del suo partito per escludere gli atleti israeliani dalle competizioni sportive. Fiano condanna tale proposta e sottolinea l’importanza di non colpevolizzare un intero popolo.
Alla domanda se avrebbe firmato l’appello, Fiano ha risposto:
«No, assolutamente. Ritengo che sia un’iniziativa errata. Mi chiedo anche come mai alcuni miei colleghi abbiano scelto di firmare senza porsi alcune domande essenziali, come ad esempio quanti sportivi israeliani, in questi mesi, abbiano manifestato contro il governo Netanyahu e contro la guerra».
Interrogato su una possibile valenza del boicottaggio come forma di pressione per fermare i crimini, Fiano riconosce la realtà gravosa della situazione a Gaza, ma rigetta l’idea di colpevolizzare un’intera popolazione.
«A Gaza sono stati e continuano a essere commessi crimini, a partire dalla strategia che mira a privare la popolazione degli aiuti umanitari, causando una vera e propria fame. Su questo punto concordo pienamente. Tuttavia, non ritengo che la risposta giusta sia additare un popolo come colpevole».
Sulle azioni utili e appropriate per affrontare questa complessa situazione, Fiano indica la necessità di supportare chi, in Israele, si oppone alla guerra.
«È importante sostenere gli israeliani che da mesi scendono nelle piazze per chiedere la pace, che partecipano a manifestazioni mostrando le foto dei bambini palestinesi vittime del conflitto. Occorre schierarsi con figure come il generale Eyal Zamir, capo dell’esercito israeliano, che ha avuto il coraggio di dichiarare che l’occupazione di Gaza è un errore tanto dal punto di vista militare quanto civile».
Fiano sottolinea inoltre alcune assenze significative all’interno delle iniziative politiche italiane:
«Perché il Partito Democratico non ha mai invitato a intervenire nelle sue manifestazioni pubbliche Yair Golan, principale esponente dell’opposizione in Israele, recentemente escluso dai riservisti proprio a causa delle sue posizioni critiche? Perché non partecipiamo alle numerose manifestazioni per la pace che si svolgono regolarmente nelle città israeliane? Questi sono gli spazi dove dovremmo convergere e agire».
Il richiamo alla necessità di distinguere tra governo e popolo si fa così più forte, in un momento storico estremamente delicato, segnalando come la politica debba prendere in considerazione iniziative che promuovano il dialogo e la riconciliazione piuttosto che esclusioni e boicottaggi indiscriminati.
Un altro Israele ha bisogno di essere sostenuto, non sanzionato.
Tuttavia, l’esclusione degli atleti provenienti da Paesi coinvolti in conflitti dalle competizioni sportive internazionali è stata già applicata in passato. Ad esempio, gli atleti russi partecipano da due anni solamente senza poter utilizzare la loro bandiera nazionale.
Innanzitutto, desidero chiarire che sono contrario a questo tipo di pressione, in quanto colpisce un intero popolo con sanzioni generali che ricadono anche su chi si oppone ai governi responsabili di crimini. In particolare, riguardo alla Russia, gli atleti non sono stati esclusi dalle competizioni, ma sono stati ammessi comunque. Tuttavia, noto che non sono state adottate misure analoghe nei confronti della Cina per la repressione a Hong Kong, né contro l’Iran.
Infine, non comprendo il collegamento fatto con la distruzione delle infrastrutture sportive: a Gaza, infatti, sono stati colpiti anche gli ospedali.