Halloween, quel curioso mosaico di ombre e luci, di dolcetti e scherzetti, si è insinuato nel nostro immaginario collettivo come un elefante curioso che attraversa la strada. Se lo osserviamo con un certo distacco, potremmo persino considerarne il fascino sottile, un rituale che mescola sacro e profano, leggenda e consumismo, in una danza ipnotica di zucche intagliate e costumi stravaganti.
Le origini di questa celebrazione risalgono a epoche lontane, a quei riti celtici che si svolgevano attorno ai fuochi sacri, dove la comunità si riuniva per festeggiare la fine dell’estate e il sopraggiungere dell’inverno. Ma chi avrebbe mai pensato che quelle danze primordiali, illuminate da fiamme tremolanti, si sarebbero trasformate in una frenesia consumistica? Oggi, invece di contemplare l’aldilà, ci affanniamo a riempire i carrelli di dolcetti e costumi kitsch, in un’orgia di spesa che poco ha a che fare con la contemplazione della morte e molto con la superficialità della nostra esistenza.
Ma c’è di più. Halloween è anche un’occasione per mettere in discussione le nostre paure, per affrontare l’ignoto in modo ludico e irriverente. Le maschere, quelle facce grottesche e i travestimenti più disparati, ci permettono di nascondere le nostre fragilità, di esorcizzare i nostri timori. Un bambino vestito da fantasma non sta solo giocando; sta affrontando il mistero dell’esistenza, mentre un adulto mascherato da zombie cerca, in modo del tutto ironico, di travestire le angosce quotidiane con un sorriso di zucchero filato.
Halloween è un gioco di specchi. Ogni travestimento è un invito a riflettere su chi siamo e su cosa rappresentiamo. E allora, mentre ci perdiamo in questa giostra di colori e risate, non dimentichiamo che dietro ogni zucca intagliata e ogni dolcetto c’è un invito a esplorare le tenebre che alberga in noi. Perché, se ci pensiamo bene, è proprio in quella mescolanza di paura e festa che si cela la vera essenza di Halloween: una celebrazione della vita e della morte, della luce e dell’oscurità, di quel misterioso viaggio che chiamiamo esistenza.