
Il tempo della genialità sembra finito, questo presente ci costringe al confronto con la mediocrità. Il conformismo sta uccidendo le arti, il basamento della cultura, e non risparmia nemmeno la fluorescente ragnatela del pensiero complesso che è nemico della banalità circostante. Fortuna c’è la storia che ci ricorda i grandi di sempre. Oggi Carlo Riccardi, il monarca assoluto della fotografia italiana, avrebbe compiuto 98 anni. Nella sua vita, ha raccontato luci ed ombre dell’Italia repubblicana. È stato il primo paparazzo della Roma della Dolce Vita, il cantore del glamour più luminoso. Il suo obiettivo ha fermato per gli occhi della storia i momenti più salienti delle elezioni di sei grandi papi. Nell’ordine: Giovanni XXIII (1958), Paolo VI (1963) Giovanni Paolo I (agosto 1978), Giovanni Paolo II (ottobre 1978), Benedetto XVI (2005), Francesco I (2013). Questo ragazzo del ’25 ha cominciato a lavorare come ritoccatore in uno studio di fotopittura. Nel ’45 scatta foto e le colora per i militari americani che stazionano al Rest Center del Foro Italico. Lì si confronta con il talento acerbo di Federico Fellini, all’epoca estroso disegnatore di caricature. In quei tempi così frenetici, Riccardi farà amicizie importanti: due grandi su tutti, Ennio Flaiano e Totò. Negli anni Cinquanta fonda la rivista Vip e lavora per Il Giornale d’Italia e per Il Tempo. Le foto di Riccardi sono materiale ghiotto per gli appassionati e gli addetti ai lavori che vogliono preservare i suoi pregiati scatti. Alcune sue foto di Gary Cooper e Jayne Mansfield sono custodite nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Rammento anche la sua pregevole attività di realizzatore di mostre fotografiche in tutto il mondo. Tra le più significative troneggia la magnifica Vita da Strega, che racconta in cinquanta scatti, quindici differenti edizioni del Premio Strega: qui si può ammirare il gotha della vera letteratura italiana (i nomi sono eminenti: Giorgio Bassani, Elsa Morante, Dino Buzzati, Carlo Cassola, Raffaele La Capria, Mario Tobino, Natalia Ginzburg, Giovanni Arpino). Carlo Riccardi è stato anche pittore. Il suo talento nasce artisticamente grazie all’insegnamento di Saro Mirabella, maestro di Renato Guttuso. Fortifica la sua creativa pittorica, con buone frequentazioni. Anche qui nomi di peso: Corrado Cagli, Giorgio De Chirico, Pericle Fazzini e lo stesso Guttuso. La chiave del genio di Ricciardi si ritrova nella composizione delle mitiche maxi-tele; lunghe cento, duecento, a volte trecento metri, che raffigurano scorci di paesi e monumenti italiani. È un modo originale per educare gli italiani alla bellezza dei luoghi più vicini al centro del loro esistere, con l’auspicio che diventino i custodi del patrimonio artistico nostrano. Le opere dell’artista hanno conquistato le menti più raffinate del mondo della cultura internazionale. Restano nella memoria le parole di Pierre Carnac, biografo di Salvador Dalì: «Nel 4000 un solo quadro ricorderà il nostro tempo. Il cerchio luminoso di Carlo Riccardi». Fra le maxi-tele a metraggio più interessanti, segnalo quelle in piazza della Signoria a Firenze, nel Chiostro di San Domenico a Siena, al Lido di Ostia, nel bosco della Serpentara a Olevano Romano. La più celeberrima è la maxi-tela di ottocento metri dedicata alla Polonia, esposta nella Sala Nervi in Vaticano e inaugurata da Giovanni Paolo II. L’arte di Riccardi è storia recente, un unicum straordinario che rappresenta l’Italia più nobile.