Il dibattito sullo smart working, amplificato dalla pandemia e dalle nuove esigenze del mondo del lavoro, continua a suscitare interesse e ad alimentare discussioni. Una recente indagine condotta da ASUS Business, in collaborazione con Astra Ricerche, ha fornito importanti spunti sull’attuale panorama lavorativo italiano, evidenziando i vantaggi, le sfide e le opportunità legate a questa modalità di lavoro.
Secondo lo studio, solo il 6,3% degli intervistati lavora esclusivamente da remoto, mentre il 51,2% ha la possibilità di praticare lo smart working per 2-3 giorni a settimana. Quest’ultimi, in particolare, esprimono un maggiore grado di soddisfazione per l’equilibrio tra vita personale e professionale, oltre a migliorare le proprie performance lavorative.
Tuttavia, non tutto è rose e fiori per chi lavora da remoto. Il 20% degli intervistati si sente più isolato e associa lo smart working a un peggioramento della propria condizione lavorativa all’interno del team. Questo disagio è particolarmente accentuato tra i lavoratori senior, mentre le nuove generazioni mantengono un punto di vista più positivo.
Un altro aspetto rilevante è il legame tra smart working e la percezione di distanza dall’azienda. Il 42,8% degli intervistati che lavora da casa almeno un giorno a settimana si sente lontano dall’azienda, perdendo il senso di appartenenza e condivisione dei valori aziendali.
Nonostante ciò, la maggior parte degli italiani non ha intenzione di cambiare lavoro, con il 75,9% che rimane nella stessa azienda dal 2019. Questo dato riflette una certa stabilità nel mercato del lavoro italiano, nonostante i cambiamenti legati allo smart working.
Infine, l’indagine ha evidenziato alcune criticità legate all’infrastruttura tecnologica delle aziende italiane. Solo il 45% utilizza un PC fornito dall’azienda e il 60% paga personalmente la connessione internet. Inoltre, solo il 40% delle aziende ha implementato maggiori sistemi di sicurezza informatica per il lavoro a distanza.