La vendemmia 2023 in Italia si è rivelata essere una delle più difficili dal dopoguerra, con una produzione vitivinicola che ha subito un crollo significativo rispetto agli anni precedenti. Secondo i dati inviati dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste alla DG Agri, la produzione di vino nel paese è stata di soli 38,3 milioni di ettolitri, segnando un drammatico calo del 23,2% rispetto all’anno precedente.
L’Unione Italiana Vini ha sottolineato che questo risultato è in linea con le previsioni fatte alla fine di novembre dall’Osservatorio Assoenologi, Ismea e UIV. La contrazione senza precedenti, spiegano gli esperti, è stata causata principalmente dagli attacchi della peronospora, una malattia fungina che si è diffusa rapidamente a causa delle frequenti piogge, colpendo soprattutto i vigneti del Centro-Sud Italia.
Tuttavia, nonostante la delusione per i volumi ridotti, c’è un lato positivo da considerare: la qualità delle uve. L’estate settembrina, nonostante abbia ulteriormente ridotto la quantità di uva, ha contribuito a migliorarne la qualità. Questo significa che, sebbene la produzione sia diminuita, i vini prodotti potrebbero essere di altissima qualità, offrendo un’eccellente esperienza gustativa agli intenditori.
Dal punto di vista della tipologia, i vini DOP (Denominazione di Origine Protetta) rappresentano quasi il 52% della produzione totale, mentre i vini IGP (Indicazione Geografica Protetta) costituiscono il 25%. Questo sottolinea l’importanza della tradizione e dell’origine territoriale nel settore vinicolo italiano, nonostante le sfide affrontate durante la vendemmia 2023.