(di Tiziano Rapanà) Lagnanza nemmeno degna di un modesto film western, dove le cadute degli stuntman fanno da pezza ai buchi della sceneggiatura. Eppoi non ho nemmeno il physique del pistolero. Non ci sarà il duello finale tra me e la bilancia elettronica. Già mi vedo spacciato, stecchito, ma io non sono il cattivo del film e nemmeno il buono. Fatemi fare il prete, truccatemi da prete, da don Abbondio che non piglia decisione e subisce. Non sono io che mangio, è il cibo che si avvicina a me. Dovrebbe saperlo la bilancia, eppure è lì a dirmi il peso esatto (grammo più e grammo meno). E vorrei darmi ad una discussione sconclusionata, quasi a dirle: “Troviamo un compromesso, ragioniamo per difetto”. Niente di niente, così stanno le cose. Ma oggi è san Giuseppe e non si può andare a tavola con l’aria del morigerato. O ti abbuffi o disonori la festa. E così a malincuore, obtorto collo si intende, e fosse per me… Però davvero non capisco il motivo che spinge certa gente a chiederti le cose più turpi. Oggi, in pasticceria, un commesso mi ha chiesto: “Preferisce la zeppola fritta o al forno?” Come si può proporre tale diavoleria? La zeppola al forno dovrebbe essere bandita da tutti i bar e pasticcerie. Questa idea della variante light mi ripugna. La zeppola dev’essere fritta e abbiate il coraggio di dirmi che non è il caso di indossare il loden dell’intransigenza. Lo indosso eccome e mi rende pure tanto charmant! Zeppola fritta, perché ho bisogno di cascare nelle calorie con tutte le scarpe. E venga pure la fatina del salutismo a dirmi che se continuo così, in futuro, potrò avere fastidi. Il solo minacciare di agitare la bacchettina magica dovrebbe inquietarmi: una mossa e mi si alzano tutti i valori. Ma per una volta, un giorno solo, evitiamo le facce scure ed i rimproveri. La fatina mi scuserà ma io mangio la zeppola (rigorosamente fritta).