
La tanto attesa approvazione della direttiva europea sulle “case green” si avvicina a Bruxelles, come emerge dalle bozze di testo emerse durante le trattative del trilogo tra Parlamento UE, Consiglio e Commissione. Dopo l’ultima riunione del 12 ottobre, le parti si incontreranno nuovamente il 7 dicembre, probabilmente per l’ultimo confronto prima di giungere a un accordo definitivo.
La novità più rilevante riguarda l’articolo 9 della Direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive), che originariamente proponeva obiettivi di classe energetica per gli edifici residenziali entro il 2030 e il 2033. Tuttavia, la tendenza sembra ora orientarsi verso un sistema di regole aperto, dando maggiore discrezionalità ai paesi membri.
Secondo le bozze, ogni Stato dovrà preparare una roadmap per la riqualificazione del proprio patrimonio immobiliare, indicando una progressiva riduzione dei consumi degli edifici fino al 2050, con l’obiettivo di tendere alle emissioni zero. L’Europa definisce così una cornice, lasciando ai paesi membri la libertà di stabilire le proprie priorità. La riduzione del consumo energetico dovrà avvenire ogni cinque anni a partire dal 2030.
La direttiva impone che almeno il 55% della riduzione del consumo energetico primario sia ottenuto attraverso il rinnovo degli edifici più energivori. In Italia, con circa 12 milioni di edifici residenziali, saranno considerati prioritari circa 5 milioni di edifici.
Le operazioni di riqualificazione di edifici colpiti da disastri naturali potranno contribuire agli obiettivi di efficienza energetica, offrendo una via per raggiungere gli obiettivi comunitari. La Commissione europea vigilerà sul rispetto della direttiva.
Prima del 7 dicembre, si terranno almeno due vertici tecnici per affrontare gli ultimi punti controversi del testo, tra cui il dibattito sul divieto totale dell’uso di combustibili fossili negli edifici dal 2035, proposto dal Parlamento e contestato per i suoi potenziali impatti sulle caldaie a gas.