La commissione europea vuole istituire una nuova certificazione destinata a garantire la salute dei suoli, così da misurarne il valore di mercato. L’attestazione, che dovrebbe partire in modo volontario, sarà anche funzionale ad attrarre finanziamenti ad hoc. In futuro, però, potrebbe condizionare pesantemente le compravendite dei terreni, oltre che il valore delle derrate agricole su di essi prodotte.
Il «bollino» servirà ad attestare la salubrità del suolo, quindi la sua capacità di stoccare carbonio, garantendo ai potenziali acquirenti l’avvenuta gestione sostenibile del terreno e degli alimenti da esso ricavati. Non solo. Bruxelles sta avviando anche negoziati con pubblico, privati e istituzioni finanziarie per capire come sostenere dal punto di vista finanziario la prevenzione del degrado dei suoli e la loro eventuale rigenerazione.
Tutto questo è contenuto in un pacchetto di misure ispirate alla strategia Green Deal, finalizzato a promuovere un uso sostenibile delle risorse naturali dell’Unione, presentato nei giorni scorsi dall’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen. Il mosaico di proposte tocca anche temi come le nuove tecniche genomiche, il sistema delle sementi e la riduzione degli sprechi.
Ma, tornando alla proposta sui terreni (n. 416 final del 5/7/2023), questa potrebbe spalancare un nuovo mercato delle asseverazioni, sulla falsa riga di quanto avvenuto con la certificazione sulle prestazioni energetiche degli immobili. E potrebbe creare un’ulteriore barriera all’accesso degli incentivi agricoli. Andiamo con ordine.
Bruxelles prevede che gli agricoltori possano ricevere aiuti ad hoc per rimuovere le emissioni di carbonio. Quindi, partendo dal presupposto che i terreni in buona salute hanno maggior capacità di assorbire e immagazzinare carbonio, evitandone il rilascio in atmosfera, la commissione prevede che una certificazione in tal senso possa tradursi per gli agricoltori in crediti di carbonio. Non solo. L’esecutivo Ue anticipa che si potrebbe arrivare anche alla costituzione di distretti dei suoli in salute, capaci di stoccare carbonio. E, nella proposta, scrive che la certificazione dei terreni finirà per incrementare il loro valore di mercato, così come il valore degli alimenti ricavati dai suoli certificati. Tutto ciò, per Bruxelles, stimolerà i finanziamenti privati, a partire da quelli dell’industria alimentare. Di più: «Un suolo certificato come sano», dice la commissione, «è suscettibile di aumentare il valore del terreno, a fini di garanzia, vendita o successione».
Per questo l’esecutivo Ue invita gli stati membri a: «Predisporre un sistema di monitoraggio degli stock di carbonio nel suolo». E li sprona a: «Istituire meccanismi di riconoscimento degli sforzi di proprietari e gestori dei terreni nel mantenere i terreni sani. Anche sotto forma di certificazioni del suolo, complementari a quella dell’Ue». Da parte sua, Bruxelles si impegna: «A sostenere il processo attraverso lo scambio di informazioni e la promozione migliori pratiche». E annuncia l’adozione di: «Atti di esecuzione per giungere a un format unico di certificazione dei terreni».
Luigi Chiarello, ItaliaOggi