La trasformazione digitale, tanto della Pubblica Amministrazione quanto delle imprese private, è una priorità per il nostro Paese. Lo dimostrano anche i generosi incentivi che sono stati messi a disposizione – tra gli altri – dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Sul tema però circola ancora molta confusione. Soprattutto microimprese e piccole e medie imprese, che rappresentano rispettivamente il 95,13% e il 4,78% del tessuto imprenditoriale italiano, stanno mostrando alcune difficoltà nell’affrontare questa sfida in modo proattivo e strategico. “La trasformazione digitale non è più una scelta, ma una necessità per le aziende che vogliono rimanere competitive”, dichiara Andrea Casarosa, nella foto, amministratore delegato di eNetworks. Basandosi su un bagaglio di oltre vent’anni di esperienza nel campo delle strategie di business e organizzazione, Casarosa dà cinque consigli pratici agli imprenditori che vogliono intraprendere una trasformazione digitale che abbia buone probabilità di successo.
- Stabilire obiettivi chiari. “La trasformazione digitale, di per sé, non è un obiettivo: è un processo di cambiamento che permette di ottenere miglioramenti in diverse aree. Per ciascuna di esse bisogna identificare i risultati specifici che si intendono raggiungere, per esempio in termini di efficienza operativa, esperienza del cliente, penetrazione del mercato. È fondamentale stabilirli fin dall’inizio, per poter allineare gli sforzi, stanziare in modo adeguato le risorse e monitorare le metriche corrette”, spiega Andrea Casarosa. “Secondo una recente indagine di McKinsey, le aziende che stabiliscono obiettivi digitali chiari hanno 1,6 volte più probabilità di realizzare trasformazioni di successo. Inoltre, il 60% delle aziende digitalmente mature attribuisce il proprio successo a obiettivi e traguardi ben definiti”.
- Promuovere una cultura dell’innovazione. “Implementare nuove tecnologie, per esempio software gestionali o sistemi di archiviazione in cloud, è senza dubbio utile; la trasformazione digitale però è qualcosa di molto più vasto, perché richiede di costruire una cultura dell’innovazione all’interno dell’organizzazione. Se l’ambiente aziendale incoraggia la creatività dei dipendenti, lo scambio di idee e la collaborazione tra reparti, la transizione verso una mentalità digital-first diventa più fluida perché collaboratori e collaboratrici ne diventano parte attiva”, continua Casarosa. Stando a una ricerca del Boston Consulting Group, l’84% dei dirigenti ritiene che la creazione di una cultura dell’innovazione sia fondamentale per il successo della trasformazione digitale.
- Investire nel talento e nello sviluppo delle competenze. “Secondo uno studio di PwC, il 77% degli amministratori delegati ritiene che la mancanza di competenze digitali sia il principale ostacolo al successo della trasformazione digitale della propria organizzazione”, sottolinea Casarosa. “Le organizzazioni che investono nella formazione hanno quattro volte più probabilità di avere successo nella trasformazione digitale, perché consentono ai dipendenti di sfruttare le potenzialità delle tecnologie, adattarsi ai nuovi processi e diventare a loro volta promotori di innovazione. Questo investimento va a vantaggio anche delle capacità organizzative complessive”.
- Dare priorità ai processi decisionali basati sui dati. “I dati sono il bene più prezioso nell’era digitale. Ma non è sufficiente raccogliere genericamente grandi quantità dei dati: bisogna focalizzarsi su quelli davvero rilevanti, stabilire solide pratiche per la loro governance e investire in strumenti analitici in grado di fornire approfondimenti praticabili”, afferma Andrea Casarosa. “Se il processo decisionale è data-driven, cioè guidato dai dati, le decisioni diventano più veloci e accurate: è quanto afferma il 98,6% delle aziende interpellate da NewVantage Partners. Anche la redditività aumenta in media del 6% rispetto a quella dei concorrenti, perché i dati offrono preziosi insight sul comportamento dei clienti, sulle tendenze di mercato e sull’efficienza operativa”.
- Monitoraggio e adattamento continui. “La trasformazione digitale non è un risultato che si ottiene dall’oggi al domani, bensì un percorso che richiede un monitoraggio e un adattamento continui. La valutazione regolare degli indicatori chiave di performance (KPI), insieme alla raccolta di feedback di dipendenti e clienti, aiuta a identificare eventuali colli di bottiglia o aree di miglioramento. Il 62% delle aziende che monitorano costantemente le proprie iniziative di trasformazione digitale riporta risultati positivi: lo dice uno studio del Project Management Institute”, spiega. “Se a questo costante monitoraggio si aggiunge l’adozione di metodologie Agile, si riescono a perfezionare le strategie passo dopo passo, mantenendo in carreggiata il percorso di trasformazione digitale”.