Nel 2022 i donatori di sangue sono stati 1.660.227, in leggera crescita rispetto al 2021, avvicinandosi sempre di più ai livelli pre-Covid. Nello stesso anno sono state eseguite circa 2,8 milioni di trasfusioni su 639mila pazienti, con una media di circa 5,4 trasfusioni ogni minuto, confermando sostanzialmente l’autosufficienza del sistema sangue per quel che riguarda i globuli rossi. A dirlo sono i dati del Centro nazionale sangue, riferiti al 2022 e diffusi questa mattina nel corso dell’evento organizzato nella sede del ministero per lanciare la Campagna nazionale 2023 per la donazione di sangue e plasma, in vista della Giornata mondiale del donatore che si svolgerà il prossimo 14 giugno. I numeri del Cns restituiscono un quadro sostanzialmente incoraggiante, in cui si segnalano alcune criticità. Diminuisce, infatti, il numero di donatori giovani. Complessivamente i donatori tra 18 e i 45 hanno fatto registrare un calo del 2 per cento in un anno, mentre il numero dei donatori da 46 anni in su continua a crescere. La fascia d’età che cresce di più è quella dei donatori tra 56 e 65 anni, che in un anno ha registrato un aumento del 7 per cento. Resta sostanzialmente invariata la quota delle donatrici che sono state 556.009, ovvero un terzo del totale.
Altra criticità registrata lo scorso anno riguarda la raccolta del plasma, la parte liquida del sangue, risorsa medica fondamentale per la creazione di farmaci salvavita come albumina e immunoglobuline, i cosiddetti farmaci plasmaderivati. Nel 2022, le donazioni di questo tipo hanno permesso di raccogliere 843mila chilogrammi di plasma, 19mila in meno rispetto al 2021. Un risultato negativo che il Cns ascrive alla forte incidenza della variante Omicron nei primi mesi del 2022, in cui si sono registrati cali drastici nella raccolta. La conseguenza, però, è che rimane ancora lontano l’obiettivo dell’autosufficienza italiana in materia di plasma, con il conseguente ricorso al mercato internazionale per soddisfare il fabbisogno nazionale di farmaci plasmaderivati.