
Siccità, ma non solo. In Veneto preoccupa la significativa carenza di risorsa nivale, che attualmente si attesta ad un -49% rispetto ai valori medi del periodo, come indicato dall’Autorità di bacino distrettuale delle Alpi Orientali. Un ulteriore fattore di allarme, quando mancano ancora tre mesi e mezzo all’inizio dell’estate, è “il ridotto livello di riempimento dei serbatoi idroelettrici montani, ascrivibile ai modesti flussi derivanti dallo scioglimento delle nevi”. Nell’ultimo mese, segnala Arpav, vi sono state solamente delle deboli precipitazioni nelle Dolomiti settentrionali venete (10 centimetri di neve a Casera Coltrondo, ad inizio febbraio). Dal primo ottobre al 15 febbraio il cumulo di neve fresca registra un deficit del 30% nelle Dolomiti e del 15% nelle Prealpi. Nelle Dolomiti la quantità media di neve fresca che manca in quota è di 100 centimetri; 30 centimetri, invece, nelle Prealpi. Cia Veneto sta osservando con attenzione l’evolversi della situazione: “Stando ad uno nostro report, a primavera dovrebbe piovere molto più della media, sia in montagna che in pianura, per colmare il gap che si è venuto a creare nelle scorse settimane”. Nel breve-medio termine, però, non sono previste particolari precipitazioni. Mentre la stessa Autorità di bacino distrettuale delle Alpi Orientali comunica che “è piuttosto concreta la possibilità che, nella prossima stagione estiva, le portate rilasciate dai serbatoi ad integrazione dei deflussi naturali consentiranno solamente un parziale soddisfacimento della domanda d’acqua per l’irrigazione”. Con tutto ciò, da qualche mese a questa parte le acque sotterranee sono permanentemente ai minimi storici. Le falde freatiche, peraltro, rivestono una valenza strategica poiché da esse attinge la gran parte dei sistemi di approvvigionamento idropotabile.
“Nella nostra Regione dobbiamo prepararci ad un’altra difficile annata agraria – sottolinea il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini – I dati dimostrano che potrebbe riproporsi la stessa, se non addirittura più grave, emergenza idrica del 2022. Allora il primario scontò perdite per 1 miliardo di euro. I numeri, stavolta, rischiano di essere perfino peggiori: sarebbe un disastro tanto per gli agricoltori, che per i consumatori, i quali vedrebbero aumentati i prezzi finali dei prodotti negli scaffali dei supermercati,”. Fra le soluzioni immediatamente praticabili, Cia Veneto chiede ai Consorzi di bonifica “una regolare manutenzione dei canali, al fine di non sprecare nemmeno una goccia di risorsa idrica per fini agricoli”. E la predisposizione di apposite paratoie nei canali, pure in quelli minori, per trattenere quanta più acqua possibile quando piove. “Nel lungo periodo – conclude Passarini – le autorità competenti sono tenute a realizzare degli invasi in grado di raccogliere l’acqua piovana, in occasione di eventi meteo particolarmente avversi, per poi rilasciala all’occorrenza”.