Il sistema bancario italiano ha seguito per decenni un indirizzo che la Banca d’Italia esprimeva “all’orecchio” dei regolati. Il metodo della “moral suasion” incentrato sull’informalità e sulla fiducia, è stata la regola seguita dai governatori animati dallo spirito dei civil servant. Una prassi interrotta bruscamente quando nel-le scalate bancarie dei primi anni 2000, la regolazione “a orecchio” assume un’interpretazione più soggettiva e meno istituzionale, segnando uno scontro tra concezioni diverse e opposte dell’essere civil servant e banchiere centrale, che portano alle dimissioni del governatore Antonio Fazio, al varo della legge sul risparmio e all’introduzione del limite di sei anni perla guida di Bankitalia. Il trasferimento alla Bce dei poteri di supervisione segna un’altra svolta, come racconta «Il futuro delle banche» (Baldini+Castoldi), il libro di Stefano Lucchini (nella foto a destra), Chief Institutional Affairs and External Communication Officer di Intesa Sanpaolo e Andrea Zoppini, professore ordinario di Diritto Civile dell’Università di Roma, che mettendo al centro la regolamentazione spiega i cambiamenti in corso nel mondo del credito e offre chiavi di lettura per capire cosa potrà accadere.
Oggi banche e regolatori devono confrontarsi con la trasformazione tecnologica, la rivoluzione dei sistemi di pagamento digitale, la concorrenza delle piattaforme fintech. Sfide in cui il progetto di Unione bancaria europea ha un ruolo determinante. Gli autori si chiedono sesia opportuna una revisione delle regole attraverso cui agisce la Bce, facendo notare, per esempio, come la non uniformità della disciplina applicabile alle banche renda difficile pianificare operazioni di consolidamento cross-border attraverso cui creare banche con capitalizzazioni più solide, in grado di sostenere gli in-vestimenti necessari a fronteggiare le sfide tecnologiche e ambientali del futuro.
Federico De Rosa, Corriere della Sera