(di Tiziano Rapanà) A volte ritornano. E non sono i demoni dei teppisti che vogliono vendicarsi di Jim, il bambino diventato professore. Non c’è nesso con quanto scritto da Stephen King nel suo racconto, non è un invito a rimembrare le antiche suggestioni orrifiche. Semmai ritorna il passato in una veste nuova, è un remake sensoriale che vuole riattivare ricordi di piaceri culinari. Riecco il sofficino al ragù. Findus celebra i vecchi tempi, quando i sofficini presenti sul mercato erano 4: al formaggio, ai funghi, alla carne e agli spinaci. Come sempre, il rientro è stato voluto a furor di popolo. Con un concorso, Findus ha chiesto conto ai propri consumatori del sofficino preferito, di colui che – come pubblicità insegna – riesce a portare al sorriso. Ha stravinto il ragù. Per inciso, quello classico alla bolognese. Napoletani non ve la pigliate, scrivete ai signori della Findus e forse un giorno sarete accontentati. Ora è tempo di Carletto: è lui de facto il nuovo capitan Findus (con buona pace del vecchio), è lui il condottiero che guiderà il cammino del modernariato gastronomico. Il camaleonte più amato della tv si fa ancora, nuovamente, portabandiera della Findus. Efficace, quanto il Zeus della Quattro salti in padella interpretato dal compianto Gianni Cavina, ad imprimere un corpo che segna il valore del prodotto: camaleonte come il sofficino, che cambia gusto di continuo per fare fede all’antico claim che prometteva di liberare gli italiani dall’abitudine di un pranzo scontato. Innovare senza tramortire è l’obiettivo finale della ciurma dei sofficini capitanata dal sor Carletto. “Ma tu non hai fame?”, recita il furbo camaleonte in ogni spot. Conosce bene la sua arma segreta atta a stuzzicare il suo interlocutore: stavolta ha il gusto del ragù con mozzarella. Penso al povero capitan Findus e al possibile vortice di tribolazioni che si è ritrovato a vivere, adesso gli occhi del mondo sono tutti per il camaleonte e per il clamoroso ritorno del sofficino più antico ed amato.