Lo sforzo della Regione è stato veramente notevole in queste settimane di campagna elettorale per convincere gli elettori che “il centro sinistra” è meglio anche in sanità. Ci sono stati manager disponibili a accompagnare l’assessore in una girandola di tagli di nastri, e manager (si dice) che hanno cominciato a prendere le distanze e ad essere sbrigativi con quelli della Regione anche al telefono. Anche i gruppi privati alzano la testa e rivendicano ciò che prima non avevano nemmeno osato chiedere con educazione. Cambia l’aria, se vince il centro destra domenica prossima le probabilità che (data per scontata l’elezione di Zingaretti in Parlamento) alle prossime regionali il centro sinistra sia sconfitto dopo dieci anni di potere ininterrotto sono piuttosto alte. Sarà il momento di smarcarsi o di dimostrare lealtà a chi ha messo insieme la squadra dei direttori generali? La capacità non è l’unica discriminante, non è l’unica nota di merito. C’è chi si è già messo in lista per avventure fuori regione, chi discretamente bussa al privato o ai futuri vincitori. A stilare la lista di chi sopravviverà e di chi verrà invitato ad andarsene ci vuole troppo coraggio. E se poi dalle urne esce un risultato diverso? Certo è che Tiziana Frittelli (S.Giovanni Addolorata) si dà un gran da fare, che Giuseppe Quintavalle lavora molto e bene ma non ostenta, che Narciso Mostarda si sta sacrificando per amministrare con coraggioso impegno il San Camillo. Che Cristiano Camponi affronta con umiltà e rigore il suo “praticantato” da Dg alla Roma 6, che Cristina Matranga (Asl Roma 4) è una instancabile protagonista della sanità sul territorio, come Marinella D’Innocenzo (Asl Rieti), che Angelo Tanese (Asl Roma 1) procede come un carro armato. Francesco Vaia (Spallanzani)? È “oltre”, viaggia in un’altra dimensione. E i restanti? Aspettano che passi questo brutto momento. E sperano di passare inosservati.
Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio