L’anno scolastico si apre a Palermo nell’incertezza per decine di famiglie con studenti disabili, in allarme per la decisione del Comune di “richiamare 300 collaboratrici e collaboratori scolastici impiegati all’interno degli istituti statali per garantire il servizio igienico-personale agli studenti e alle studentesse con disabilità”. La decisione del Comune si fonda sull’interpretazione di un pronunciamento del Cga presa come base per un accordo siglato con l’amministrazione da Cgil, Cisl e Uil e contestata, invece, dai Cobas e da diverse realtà di base che operano nel mondo della scuola. Alcuni dipendenti comunali, ha spiegato la giunta di Roberto Lagalla, verranno “richiamati fin da subito e andranno a svolgere le proprie mansioni all’interno delle scuole dell’infanzia del Comune di Palermo, dove si è registrata una carenza di personale in seguito a numerosi pensionamenti. Successivamente, e solo dopo un percorso di mobilità e formazione, gli altri collaboratori verranno assegnati agli uffici dell’amministrazione, in particolare in quelli dove si registra un grave deficit di personale”. Il personale, spiega una nota poco chiara sui tempi e i modi del richiamo, “continuerà ad essere a supporto delle scuole fino a quando lo Stato non avrà garantito la copertura totale di questo essenziale servizio. Allo stesso tempo è giusto che il Comune si riappropri del suo personale, risorsa quanto mai preziosa per affrontare al meglio le nuove sfide dell’amministrazione. Il Settore Risorse umane si occuperà di valutare le esigenze del Comune per organizzare i trasferimenti e per mettere in campo eventuali percorsi di formazione per i dipendenti”.
Nel corso di questi ultimi anni il pronunciamento Cga è stato utilizzato da diversi Comuni per sbarazzarsi dei costi dell’assistenza igienico-sanitari. “In realtà – ha spiegato all’AGI Leonardo Alagna, insegnante di sostegno e direttore di ‘Osservatorio diritti scuola’ – il Cga non ha mai indicato una competenza esclusiva del ministero, ma si è limitato a dare una risposta ambigua a un quesito e che comunque non può far decadere una legge. La Regione, infatti, si è inventata i Siam (Servizi integrativi, aggiuntivi e migliorativi), cioè un doppione, invece che fare a meno di quella legge, che resta in vigore. Da una parte hanno cancellato illegittimamente i servizi specialistici per disabili gravi e dall’altra hanno creato un doppione. Diciamo che adesso la Regione dovrebbe garantirli entrambi: sono i paradossi di una politica che non sa cosa fare per risparmiare e per risparmiare sui più deboli”. Il Comune di Palermo, prosegue Alagna, “non indica chi sono coloro che faranno rientro. Se sono dipendenti comunali, bisogna capire se queste persone hanno una competenza specifica. Queste 300 persone lavorano nelle scuole del comune di Palermo o sono dipendenti del Comune stesso? Se non hanno attestati che specifichino queste abilità, si sta compiendo una cosa grave: chi si occuperà dei disabili gravi e gravissimi? Sia i collaboratori scolastici sia il personale Ata possono compiere solo servizi di base per i disabili. Lagalla e i sindacati, inoltre, dovrebbero chiarirsi loro stessi le idee: si tratta di più personale per la scuola o per il Comune? Parliamo di personale del Comune specializzato o offerto impropriamente per garantire un servizio che necessita alti livelli di preparazione nonchè specializzazioni e corsi di 800 ore? E cosa ne facciamo di quegli alri lavoratori che in trent’anni hanno svolto i servizi di assistenza igienico-personale?”.
Usa toni ancor più duri il sindacato Slai Cobas, ricordando con “ironia” al sindaco di Palermo che “la Legge Regionale 10/2019 sul diritto allo studio promossa proprio dall’allora Assessore regionale all’Istruzione Lagalla conferma che il servizio di assistenza igienico personale agli studenti disabili nelle scuole è di tipo specialistico e deve essere erogato dagli enti locali (Comuni nelle scuole di primo grado – Città Metropolitane e/o Consorzi nelle scuole superiori) e non ha niente a che fare con i collaboratori scolastici statali che da contratto collettivo nazionale possono solo espletare un’assistenza di base verso gli studenti disabili che non è affatto di tipo specialistico”.
Tra i consiglieri comunali, chi ha sollevato forti perplessità è stata Mariangela Di Gangi, del gruppo Progetto Palermo. Di Gangi ha raccolto “divrersi allarmi lanciati dai genitori dei bambini e delle bambine con disabilità” dopo l’annuncio del Comune. “Perché finalmente si trovi una soluzione definitiva a questa annosa questione senza però interrompere i servizi essenziali e obbligatori – dice – è indispensabile che il Comune, da cui comunque dipendono le scuole in questione, e la Regione, responsabile del Diritto allo studio, si attivino per trovare una soluzione, prima che per l’ennesima volta siano i tribunali ad imporre il riconoscimento di un diritto essenziale agli studenti e alle studentesse. Allo stesso tempo, non posso non chiedere all’assessore al personale che chiarisca quali saranno le mansioni, adeguate alle rispettive qualifiche e contratti, che saranno assegnate ai 300 lavoratori che torneranno nelle file comunali e che possono costituire, se adeguatamente impegnati, una risorsa per l’intera amministrazione”.