Gli edifici e i monumenti dell’antica Roma, in particolar modo durante l’età imperiale, erano ricchi di colori, con tinte policrome su pavimenti e decorazioni. Una testimonianza visibile è la mostra ‘I colori dell’antico. Marmi Santarelli ai Musei Capitolini’, allestita da ieri in due sale di Palazzo Clementino ai Musei Capitolini. Si tratta di una selezione di oltre 660 marmi policromi di età imperiale provenienti dalla collezione capitolina e dalla Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli. Con un comodato gratuito decennale la Fondazione ha offerto i suoi reperti per consentire ad un pubblico ampio la visione della grande quantità e qualità di pietre che venivano importate a Roma. L’allestimento si sviluppa in due sale. Nella prima sono esposti 82 frammenti policromi provenienti dalla Fondazione Santarelli. L’altra ospita due coppie di campionari, una del primo ’800 con 422 pezzi, sempre della Fondazione, l’altra della collezione Capitolina, iniziata nella seconda metà dell’800 dalla famiglia Gui e costituita da 288 formelle. In sala viene proiettato un documentario, a cura di Adriano Aymonino e Silvia Davoli, che ripercorre la storia di queste materie giunte a Roma in relazione alla politica di espansione dell’Impero. La mostra vuole raccontare la connessione tra la presenza di materiali non-autoctoni alla città e l’espansione politica, economica e geografica dell’antico Impero Romano, tracciando territori e reti geografiche attraverso la storia e la memoria. L’introduzione di alcuni marmi colorati risale al periodo repubblicano, come il giallo antico e il pavonazzetto, mentre la loro diffusione è da collegarsi all’imperatore Augusto. Il maggior assortimento di marmi colorati risale ai Flavi. Molte cave divennero imperiali con gli Antonini, che accrebbero quelle extra italiche. Le tinte erano ravvivate da levigature, grassi o cere e dovevano correlarsi a dipinti e decorazioni, andati quasi tutti perduti. Estrazione, lavorazione e trasporto necessitavano di moltissimi addetti. Studi ipotizzano che Augusto e i successori abbiano voluto finanziare queste attività anche per favorire l’amalgama etnica e sociale dopo l’enorme estensione dell’impero, volendo coinvolgere economicamente i popoli conquistati. Poi trae la progressiva dissoluzione militare, politica, amministrativa ed economica e la caduta dell’Impero d’Occidente e l’Alto Medioevo, vi fu la chiusura della maggioranza delle cave e la forte tendenza al riuso di materiali antichi. Si diffusero pavimenti con lastre reimpiegate intere o sminuzzate, a formare motivi geometrici. L’allestimento I Colori dell’Antico. Marmi Santarelli ai Musei Capitolini è promosso da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dalla Fondazione Santarelli. A cura di Vittoria Bonifati. Servizi museali di Zetema Progetto Cultura. Il catalogo è edito da Treccani. Per l’inaugurazione erano presenti, tra gli altri, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, l’assessore capitolino alla Cultura Miguel Gotor, l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini, il presidente di Unicredit Pier Carlo Padoan e il critico d’arte Vittorio Sgarbi (nella foto).