Giulio Deangeli, ventiseienne, nel 2020 si è laureato in Medicina, Biotecnologia, Ingegneria, Biotecnologia molecolare e ha ottenuto un diploma d’eccellenza della scuola sant’Anna in scienze mediche. Ad oggi segue un dottorato di ricerca in neuroscienze cliniche a Cambridge, selezionato tra oltre 23mila candidati: sta cercando di capire il viaggio che le proteine responsabili delle malattie degenerative fanno all’interno del corpo, ma nel frattempo studia anche machine learning e intelligenza artificiale.
Situazione possibile in merito all’articolo 142 del regio decreto n. 1592 del 1933 che impedisce agli studenti italiani di essere iscritti contemporaneamente a due percorsi universitari, ma non vieta di dare esami extra curricolari. «Anzi, è permesso dallo Statuto dell’Università di Pisa».
«Non servono superpoteri, basta la motivazione. Quando apro un libro di una materia completamente nuova, percepisco due cose: quanto sia ignorante, e quanto quella materia sia utile. Per superare quello che io chiamo il “momento capra”, mi metto a studiare» argomenta Deangeli a pochi giorni dall’uscita del suo libro “Il metodo geniale”, in libreria dal 25 gennaio.
Deangeli afferma che «Uno dei miei metodi personali consiste nel “farsi il mazzo” nel verso senso della parola. Mi costruisco un mazzo di carte, sul lato A scrivo la domanda, sul lato B la risposta. Poi le metto in tasca e mi interrogo, ad alta voce. Se conosco la risposta, butto la carta. Se non la conosco, metto da parte la carta, per interrogarmi nei giorni seguenti. Funziona. Numerose evidenze scientifiche mostrano che per ricordare un materiale lo devi manipolare, devi metterci del tuo, riscriverlo, fare delle dispense, ripeterlo ad alta voce… Ma c’è di più. La neurogenesi adulta, ossia quel meccanismo con cui gli adulti generano nuovi neuroni, funziona se ci si espone al movimento. Io ho percorso tutta Pisa. Prima degli esami facevo decine di vasche al parco delle Piagge, camminando mentre mi interrogavo e ripetevo ad alta voce. Chissà quanta gente mi ha visto e ha pensato: “questo è pazzo”».