La crescita dei pagamenti effettuati dagli italiani con metodi digitali è tale che tra qualche anno il contante sarà spodestato. E nel 2025, un pagamento su due avverrà senza l’uso del cosiddetto cash. A stimare il risultato è il 70% del campione coinvolto nell’indagine EY Digital Payments, che ha interpellato i principali protagonisti del mondo dei pagamenti. Peraltro, il 25% degli intervistati è ancora più ottimista in quanto ritiene raggiungibile un target del 75% di acquisti senza cash, mentre un ulteriore 4% stima un’accelerazione che supererà anche il 75% del totale.
Invece, solo il 10% del campione ritiene che si assisterà a un’accettazione diffusa e generalizzata dei pagamenti in cripto-valute nello scenario prospettato per l’anno 2025.
L’attuale panorama. Nel 2020 l’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano ha certificato che in Italia il 33% dei pagamenti è avvenuto senza contanti. E gli analisti dell’osservatorio stimano che il mercato italiano dei pagamenti digitali farà registrare i 311 miliardi nel 2021, con una crescita media a partire dal 2015 pari all’8%. Anche gli esercenti hanno iniziato ad accettare più diffusamente i metodi di pagamenti elettronici per transazioni di piccolo importo. Infatti, lo scontrino medio dei pagamenti digitali si è ridotto dai 66,5 euro del 2015 a 51,7 euro nel 2020 e a 45,7 euro nel primo semestre 2021.
«Una trasformazione globale dell’industria dei pagamenti è in corso da anni, sfidando i fornitori storici e rimodellando relazioni, tempi e metodi di pagamento a cui eravamo abituati», osserva Andrea Paliani, client technology & alliances leader di EY Europe West, «il Covid-19 ha rafforzato la tendenza all’adozione del digitale nei pagamenti tra varie tipologie e cluster demografici. Si tratta, però, di un mondo a diverse velocità, per il 78% degli intervistati l’innovazione non si muove alla stessa velocità in tutti i paesi europei e il 60% ritiene che l’Italia sia uno dei meno innovativi a causa di una generale immaturità digitale, ma anche della scarsa volontà di finanziare la svolta, attraverso interventi legislativi decisivi per i finanziamenti a favore delle fintech o per la protezione della proprietà intellettuale. La necessità di iniziative istituzionali ampie e una spinta decisa all’adozione di innovazioni esistenti è necessaria per supportare l’intero sistema economico, incrementando certezza, trasparenza negli scambi e riduzione di fenomeni come evasione e riciclaggio».
Le prospettive. Dalla lettura del report di EY emerge che a dare la spinta ai pagamenti digitali saranno, soprattutto, i nuovi servizi come il «buy now, pay later», ossia una sorta di finanziamento a breve termine. La pensa così il 54% degli intervistati. Seguono i prodotti basati sulla blockchain e le super app di pagamento, entrambi menzionati nel 39% dei casi, cioè singole applicazioni che racchiudono al loro interno un’ampia offerta di funzionalità legate all’esperienza di pagamento, tra cui chat e pagamenti peer-to-peer, bollette, gestione degli abbonamenti e strumenti di budgeting.
I rischi. Tra le principali criticità legate al business dei pagamenti, oltre ai temi sulla corretta rilevazione di frodi di pagamento e riciclaggio (rispettivamente indicate dal 36% e dal 25%), la compliance normativa (60%) e l’alta competizione (59%) sono i rischi maggiormente percepiti dai player. Per le fintech, invece, la spinta normativa può trasformarsi nell’opportunità di fornire servizi di compliance ad altri istituti facendo leva su una forte infrastruttura tecnologica.
Le partnership con le fintech innovative. Per l’80% degli intervistati il vantaggio principale derivante dall’operare nel mercato dei pagamenti digitali è proprio la collaborazione con player tecnologici e realtà fintech innovative. Solo il 36% indica anche l’abilitazione di nuovi modelli di business derivanti dalla collaborazione con attori finanziari tradizionali, come per esempio le banche. A seguire vengono indicati il miglioramento e l’estensione dell’offerta grazie all’uso dei dati derivanti dai pagamenti (50% del campione), mentre un ulteriore 25% vede questo business come una possibilità di estensione della clientela più affezionata. La collaborazione costituisce un fattore chiave anche nell’applicazione di una strategia di ecosistema che coinvolga banche, fintech, merchant, consumatori e regolatore, in tale direzione, secondo gli esiti dello studio, la capacità di sapere sfruttare correttamente un approccio all’insegna innovazione aperta ricopre massima importanza per la maggior parte dei rispondenti. «In un sistema economico e produttivo in cui le tecnologie necessarie ad abilitare i servizi digitali sono già una realtà, gli investitori stanno guardando con maggiore attenzione ai payments, infatti la raccolta di fondi per singola startup è in aumento e le istituzioni italiane ed europee stanno già rivedendo le regolamentazioni al fine di agevolare questo processo di finanziamento per la nascita e lo sviluppo di nuove aziende», evidenzia Andrea Ferretti, markets & business development leader per i financial services di EY in Italia, «i player tradizionali e consolidati in tale contesto, oltre a focalizzarsi sulla trasformazione tecnologica, dovranno rivedere i propri modelli di business e semplificare i propri processi per favorire la collaborazione con tali realtà più dinamiche e innovative e cogliere, di conseguenza, in modo tempestivo le opportunità di un mercato in continua evoluzione».
Il nodo cripto – valute. Nonostante le implementazioni di soluzioni finanziarie basate su blockchain siano state indicate tra le tendenze di settore più rilevanti, quasi il 60% degli intervistati non ritiene che si assisterà a un’accettazione diffusa dei pagamenti in cripto-valute entro il 2025. Le motivazioni sono da ricercarsi nella scarsa cultura di consumatori e commercianti sul tema, la quale è in parte collegate all’assenza di una regolamentazione comunitaria, trasparente e ben definita.
Altri attori indicano come deterrenti la tecnologia a oggi non sufficientemente avanzata per gestire in tempo reale un grande numero di transazioni, la volatilità degli strumenti e la sostenibilità del business che vede nelle grandi fluttuazioni di mercato l’attuale modello di ricavo principale per gli operatori che si occupano di garantire la conversione delle crypto in valuta corrente.
Antonio Longo, ItaliaOggi Sette