Siamo all’ennesima ‘ondata’. In Italia e in tutto il mondo risalgono i contagi di Sars-Cov-2. Sale anche la tensione sociale, le proteste contro le misure sanitarie, soprattutto quelle legate alla certificazione verde, il green pass. Mentre c’è chi comincia ad applicare l’introduzione di un vero e proprio obbligo vaccinale. Allo stesso tempo la cosiddetta ‘terza dose’ è ora raccomandata a tutti gli adulti per ripristinare (e potenziare) la difesa dall’infezione. È partita inoltre tra mille polemiche della vaccinazione dei bambini e i ‘colori’ delle regioni continuano a cambiare (in peggio). Il timore è che persino i molti vaccinati non siano del tutto garantiti da questo presidio, soprattutto a causa della rapida mutazione del Covid: ora è massima allerta per la nuova variante Omicron. La pandemia e l’infodemia, cioè l’eccesso di informazioni più o meno fondate che ci disorienta, continuano insomma a monopolizzare la nostra vita e i mass media. Dopo due anni di eventi epocali – così numerosi che non riusciamo a ricordarli tutti – possiamo e dobbiamo cominciare a riflettere più lucidamente sullo tsunami che ci ha investito. Marco Ferrazzoli e Giovanni Maga lo fanno in un libro: ‘Pandemia e infodemia: come il virus viaggia con l’informazione’ (Zanichelli editore, collana Chiavi di lettura, 232 pp., euro 14,30).
La comparsa di un nuovo virus su scala globale ha amplificato le fragilità delle nostre comunità e ha catalizzato mutamenti sociali, culturali ed economici radicali. Allo stesso tempo, ha generato una circolazione rapida, massiccia e incontrollata di informazioni che ha messo in discussione il ruolo della scienza e la sua capacità di comunicare: un’infodemia, appunto, di cui le fake news sono solo la forma più nota.
I toni della narrazione che leggiamo sui media, poi, richiamano spesso quelli di una guerra; sono diventate di uso comune parole nuove o dimenticate, come paziente zero, quarantena, spillover, coprifuoco, droplet, green pass, morbilità; i numeri della pandemia (contagi, decessi, guarigioni) polarizzano la nostra attenzione, diffusi da voci contrastanti e non sempre autorevoli. Ripercorrere le tappe della prima pandemia al tempo dei social e imparare dall’esperienza può quindi spronarci a ripensare il rapporto tra chi fa ricerca e chi lavora nella comunicazione, per affrontare in modo più consapevole le emergenze future.
Marco Ferrazzoli, Capo Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche e giornalista, insegna Teoria e Tecnica della Comunicazione della Conoscenza all’Università di Roma Tor Vergata. È direttore responsabile dell’Almanacco della Scienza e di Cnr Web Tv ed è, tra gli altri, coautore di ‘Parola di scienziato’ (Universitalia, 2014) e ‘Il superdisabile’ (Lu::Ce Edizioni, 2019-2021).
Giovanni Maga, Direttore dell’Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Pavia, studia i meccanismi di propagazione dell’informazione genetica nelle cellule umane e nei virus per sviluppare nuove terapie. Autore di centinaia di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali, è incluso nella classifica Top Italian Scientists e in quella internazionale di PLos Biology. Per Zanichelli ha pubblicato ‘Occhio ai virus’ (2021), ‘Quando la cellula perde il controllo’ (2019) e ‘Batteri spazzini e virus che curano’ (2016).