(di Tiziano Rapanà) La Toscana è sempre più la terra del vino. I dati la incoronano come la prima regione in Italia per numero di produzioni vitivinicole certificate (58 di cui 52 DOP e 6 IGP) e la seconda per il valore totale di1.004 milioni di euro. Le produzioni vitivinicole certificate valgono l’85% dell’intero paniere toscano a denominazione DOP IGP. Questo dice Coldiretti Toscana in occasione dell’apertura alla stazione Leopolda di Firenze di “Eccellenze di Toscana” in programma domani e domenica. L’associazione è molto attiva per promuovere il meglio della enogastronomia locale. Giusto giorni fa avevano promosso un evento arcinemico della carne sintetica, che vi avevo presentato in questo sito. E adesso ritornano portatori di un’ottima notizia per il settore vitivinicolo. Vi riporto il commento di Fabrizio Filippi, il presidente di Coldiretti Toscana, sui dati che hanno fatto felice la Toscana: “Il valore imbottigliato delle produzioni vitivinicole certificate vale quasi l’11% dell’intero valore nazionale. Il valore aggiunto, che sta dietro al successo dei nostri vini, è rappresentato dal legame con il territorio, dall’attenzione verso la sostenibilità ambientale, da efficace politiche di marketing, anche attraverso l’utilizzo dei social e dal rapporto con i consumatori. Fattori esaltati da volani come l’enoturismo con la Toscana prima destinazione per gli appassionati”. Con Coldiretti condivido una tribolazione sull’etichetta nutrizionale a colori voluta dall’Europa. Dio ce ne scampi e liberi dalla iattura, perché le conseguenze si annunciano nefaste: può succedere di tutto, anche l’inimmaginabile, compresa l’apertura al vino annacquato. Su questo fronte, Filippi promette battaglia: “La dieta mediterranea, sinonimo da sempre alimentazione salutare, è sotto attacco del nutriscore, delle etichette allarmistiche sulle bottiglie del vino, dell’alimentazione sintetica e dell’omologazione del cibo. Percorsi che non consentiremo e nei confronti del quale ci opporremo per evitare un grave danno per il sistema agroalimentare proprio in un momento in cui potrebbe essere l’elemento di traino di un piano strategico di internazionalizzazione per far crescere la presenza del Made in Italy sui mercati stranieri”.