Le aziende statunitensi sono sempre più attente alle condizioni economiche dei lavoratori, con l’obiettivo di attirare e trattenere i dipendenti in un mercato del lavoro definito molto ristretto. Tra tutte, l’ultima, in ordine di tempo, è Macy’s. Il retailer americano ha annunciato che alzerà il salario minimo degli oltre centomila dipendenti negli Stati Uniti a 15 dollari all’ora entro il prossimo maggio. Inoltre, prevede investimenti per aumentare i rimborsi e i benefit per i lavoratori e spenderà 35 milioni di dollari in quattro anni in programmi d’istruzione, corsi di studio e di apprendimento per i suoi dipendenti. Macy’s ha fatto sapere, inoltre, di voler coprire il 100% delle tasse scolastiche, libri e tasse per una vasta gamma di opzioni, tra cui corsi per il completamento del liceo, preparazione universitaria, l’apprendimento della lingua inglese, socio e diplomi di bachelor, bootcamp e certificati professionali. In questo modo, Macy’s spera appunto di attrarre i lavoratori, viste le difficoltà dei grandi retailer a trovare manodopera disponibile. Una volta a regime il nuovo salario, lo stipendio medio iniziale sarà superiore ai 17 dollari all’ora, per un salario medio totale di 20 dollari, secondo quanto riferito dalla società nella nota ufficiale. La società offrirà inoltre ai dipendenti un’ulteriore vacanza retribuita fuori dal lavoro. Con l’annuncio, Macy’s aggiunge il suo nome al numero crescente di grandi rivenditori, catene di ristoranti e altre aziende che stanno seguendo una strategia analoga, sempre con l’intento di intercettare i dipendenti. Operazioni simili sono portate avanti da Target, Walmart, Chipotle, Taco Bell, Starbucks e Disney.
Il titolo di Macy’s sta guadagnando oltre il 177% dall’inizio dell’anno, con una capitalizzazione che ha raggiunto i 9,7 miliardi di dollari.