Al fine di risanare la crisi climatica e di contenere l’innalzamento della temperatura di 1,5 gradi al 2100, si necessita di “rapide, profonde e sostenute riduzioni delle emissioni globali di gas serra”, così da ridurre la CO2 del 45% entro il 2030. Questo è quanto è scritto nella bozza del documento finale della Cop26 di Glasgow. Il documento, ribadendo “l’obiettivo di lungo termine di tenere l’aumento della temperatura globale media ben sotto 2 gradi dai livelli pre-industriali”, dichiara che “l’impatto dei cambiamenti climatici sarà molto più basso con un aumento della temperatura a 1,5 C”, ma riconosce la necessità di “azioni significative ed efficaci” che vengono da ogni parte “in questo decennio critico”. Per questo si invita a “considerare ulteriori opportunità di ridurre le emissioni di gas serra” diverse dall’anidride carbonica entro la fine del 2022, nonché la richiesta di “accelerare l’eliminazione del carbone e dei sussidi ai combustibili fossili”.
La Cop26 “accoglie favorevolmente” l’impegno dei paesi sviluppati, i quali hanno disposto 100 miliardi di dollari entro il 2023 con l’obiettivo di sostenere i paesi meno sviluppati, e constato che neanche il target al 2020 “è stato ancora raggiunto”.
La bozza del documento finale, si conclude, “riconosce l’importante ruolo dei soggetti non statali, compresa la società civile, i popoli indigeni, i giovani e altri soggetti, nel contribuire ai progressi verso l’obiettivo” posto dalla Convenzione ONU e dall’accordo di Parigi.