Scomparso «misteriosamente» in Albania a gennaio, rintracciato venerdì scorso dopo il naufragio del suo gommone al largo di Livorno
Una storia a metà tra le avventure di Long John Silver e la vendetta di Edmond Dantès. Questa vicenda non vede però protagonisti pirati o marinai, ma un imprenditore umbro 45enne: Davide Pecorelli. L’uomo, scomparso «misteriosamente» all’inizio dello scorso gennaio in Albania, è stato rintracciato venerdì 17 settembre dopo aver avuto un problema con il gommone – noleggiato sotto falsa identità al Giglio – sul quale era naufragato al largo di Livorno. Pecorelli, ascoltato dagli inquirenti di Perugia, ha motivato la sua «latitanza» con una giustificazione quantomeno originale: appunto, sarebbe stato alla ricerca di un «tesoro» nascosto a Montecristo, isola dell’Arcipelago toscano situata nel mar Tirreno dove è peraltro vietato l’attracco.
La “mappa del tesoro”
Pecorelli – sentito come persona informata sui fatti dalla Procura di Perugia, che ha aperto un fascicolo dopo la denuncia presentata dalla sua compagna in seguito alla scomparsa – avrebbe avuto con sé addirittura una sorta di mappa, in stile capitano Flint. Ma non solo. Quando è stato recuperato, Pecorelli è stato trovato in possesso pure di un piccone e di una vanga per cercare il presunto tesoro. Il 45enne sarebbe stato così convinto della buona riuscita dell’operazione dal dichiarare di aver già preso in affitto un garage, utile nello stipare l’inverosimile forziere con diamanti, smeraldi e dobloni d’oro. Il tentativo di raggiungere l’isola di Montecristo è però sfumato per un’avaria al gommone, andato alla deriva.
La morte inscenata, il viaggio in incognito
Il contenuto della deposizione sarà ora inviato alla procura di Grosseto – per la questione di un documento falso – ma i magistrati perugini si metteranno in contatto anche con le autorità giudiziarie albanesi per eventuali aspetti di loro competenza. L’uomo, come prima accennato, era infatti ufficialmente scomparso da Puke, in Albania, dove si era recato per un viaggio di lavoro. L’auto che aveva preso a noleggio era stata trovata bruciata insieme a qualche effetto personale e, macabro particolare, ad alcuni frammenti ossei che non vennero però mai attribuiti a lui – da qui la concreta ipotesi che l’imprenditore abbia inscenato la sua morte. Pecorelli avrebbe poi raggiunto la Toscana a bordo di autobus di pellegrini, dopo avere trascorso un periodo di otto mesi in una comunità vicina a Medjugorje. Sullo sfondo della vicenda le difficoltà finanziarie dell’uomo, che ha spiegato come la famiglia non sapesse niente di quanto stava accadendo: «Non avevo nulla da nascondere. Ho commesso comunque dei reati, dei quali parlerà il procuratore. La prima parte della storia è tragica, ma non sarò io a raccontarla. Chi ha dato fuoco all’auto? Perché questo allontanamento? Le risposte ci sono, ma sono rimaste tra le mura della Procura. Quello che è certo è che non farò mai più l’imprenditore in Italia. Se ho fatto tutto questo per l’assicurazione? No, sono trenta anni che ho una polizza sulla vita, non avevo bisogno di arrivare a questo». Un mistero.