La pensione a 64 anni come i contributivi sarebbe la soluzione più fattibile per il post quota 100
È ormai risaputo che le regole per le pensioni nel nostro paese sono tra le più dure e aspre e che non mancano le urgenze nel sistema previdenziale nostrano. Il problema più impellente da affrontare però è quello del nodo dello scalone di quota 100. I 5 anni che potrebbero scaricarsi addosso ai nati dal 1960 sono lo spauracchio da superare. Molteplici le ipotesi così come le proposte, alcune sembrano fattibili, altre invece sono complicate da poter approvare mentre è ripartito nel frattempo il tavolo della trattativa tra sindacati e governo. Il Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha già sentito in settimana i sindacati, che hanno continuato a produrre le loro richieste classiche. La misura più probabile però è un nuovo strumento dai 64 anni di età. Non risolverebbe il problema immediato per i nati nel 1960, ma aprirebbe le porte del pensionamento a moltissimi altri lavoratori.
La pensione a 64 anni, meno contributi più età
La quota 100: si va in pensione dai 62 anni di età con 38 anni di contributi. È questo il paradosso di ciò che accadrà nel 2022 e che riguarda sostanzialmente chi è nato fino al 1959 e chi dopo. L’alternativa a chi magari non ha raggiunto i 38 anni di contribuzione versata, resta la pensione di vecchiaia, quando basterebbero 20 anni di contributi versati ma solo a 67 anni di età. Ben 5 anni di differenza, cioè il cosiddetto scalone. Ed è quello che si troveranno di fronte proprio i nati a partire dal primo gennaio 1960, nati troppo tardi per la quota 100. E così si pensa a una misura che permetta di andare in pensione a 64 anni. Certo, per i nati nel 1960 questo non permetterebbe il pensionamento nel 2022, perché sarebbe il 2024 l’anno buono. Meglio del 2027 della pensione di vecchiaia, ma non propriamente il massimo. Il vantaggio sarebbe quello della minor carriera necessaria, perché dai 38 anni di quota 100 (di cui 35 effettivi da lavoro, senza i figurativi di malattia e disoccupazione), si scende a 20 anni, la medesima carriera contributiva della pensione di vecchiaia.
Il retributivo come unico calcolo
Sono i contributivi puri quelli che hanno diritto alla pensione anticipata contributiva nonostante il sistema già oggi è dotato di una misura che permette l’uscita a 64 anni di età con 20 di contributi. Ma è una misura destinata a chi è privo di carriera antecedente il primo gennaio 1996. L’ipotesi che si fa strada è quella di fare scegliere al lavoratore quando uscire, ben conscio però di rischiare un piuttosto netto taglio di assegno dal momento che la pensione non verrebbe più calcolata col metodo retributivo più vantaggioso, estendendo a tutti, anche ai retributivi, questa pensione anticipata. Se di calcolo e di requisiti, rispetto a quota 100 parliamo di una misura meno vantaggiosa per i nati nel 1960, la misura può essere un toccasana per molti. Pensiamo ai nati nel 1959 che per poco (meno di 38 anni di contributi), non hanno centrato la quota 100. Per loro potrebbe tornare utile questa pensione anticipata a 64 anni nel 2023.