Il Covid ci ha fatto male anche a tavola. Una parte considerevole di americani ha aumentato il consumo di snack, dessert e bevande zuccherate malsane durante la pandemia di Covid-19. Questo è uno dei risultati raggiunti da una serie di studi, presentati durante Nutrition 2021 live Online, l’incontro annuale dell’American Society for Nutrition, che si terrà dal 7 al 10 giugno. Condotti dagli scienziati dei Centers for Disease Control and Prevention, questi lavori hanno valutato le scelte alimentari, gli atteggiamenti e i prezzi dei prodotti durante la diffusione di Covid-19. Il team guidato da Sohyun Park ha coinvolto quasi quattromila adulti statunitensi nel giugno 2020 per valutare come la pandemia abbia influenzato le abitudini e le scelte alimentari. Stando ai risultati del gruppo di ricerca, il 16 per cento degli intervistati ha riferito di aver consumato spesso snack e dessert poco salutari, il 36 per cento ha riportato di averlo fatto a volte. Per quanto riguarda le bevande zuccherate il 10 per cento le ha acquistate spesso e il 22 per cento saltuariamente. Persone di colore, donne, individui con età inferiore a 65 anni, persone con redditi medi inferiori e soggetti affetti da obesità erano più propensi a riferire un consumo più elevato di alimenti poco sani durante la pandemia. In uno studio correlato, Brianna Dumas e colleghi hanno chiesto a più di quattromila statunitensi le preoccupazioni legate alla disponibilità e alla sicurezza dei prodotti. Gli esperti riportano che circa sei intervistati su 10 manifestavano preoccupazioni su disponibilità e sicurezza dei prodotti alimentari, il che, secondo i ricercatori, evidenzia l’importanza di comunicare efficacemente fiducia nei confronti delle risorse alimentari in caso di situazione emergenziale. In questo modo, sostengono gli autori, è possibile ridurre i potenziali timori dei consumatori e prevenire comportamenti rischiosi come l’acquisto compulsivo di beni e prodotti. Amy Lo e colleghi hanno invece condotto un sondaggio su oltre 18 mila famiglie statunitensi tra luglio e agosto per valutare le abitudini di spesa online. Questo lavoro suggerisce che il 40 per cento dei partecipanti ha effettuato acquisti telematici di generi alimentari e il 90 per cento di questi ha dichiarato di voler continuare a usufruire della modalità online. Da questa indagine emerge che le donne di età inferiore a 39 anni con un’istruzione superiore a quella universitaria e con redditi più elevati erano più facilmente associate agli acquisti online di generi alimentari. Il team di Jessica Wallingford della Friedman School of Nutrition Science and Policy ha poi dimostrato che durante la pandemia i prezzi di alcuni prodotti alimentari risultavano più elevati nei paesi con restrizioni più severe. Gli scienziati hanno esaminato i dati sui prezzi degli alimenti, di tutti i beni di consumo e le misure volte ad arginare la diffusione di Covid-19 in 133 paesi dal 2017 fino a novembre 2020. I risultati rivelano che le restrizioni più proibitive erano collegate a un incremento più significativo dei prezzi e a un rapporto più elevato tra il valore economico dei prodotti alimentari e quello degli altri beni di consumo. Gli autori sottolineano che i governi dovrebbero prendere in considerazione l’assistenza alimentare o altre misure per garantire la disponibilità di alimenti in caso di situazioni emergenziali.