Nella vita di Stefano Donnarumma di treni da prendere al volo ne sono passati diversi e alcuni tra i migliori li ha costruiti lui. La prima locomotiva Frecciarossa lanciata oltre i 300 km/h, per esempio, si deve anche all’attuale amministratore delegato di Terna. L’ingegnere meccanico, nato a Milano 53 anni fa in una famiglia di origine campana, ha guidato il team della Bombardier dell’Etr per l’alta velocità. C’era Donnarumma collegato via radio con i tecnici di bordo nel primo test sulla Firenze-Roma, in quel clima da allunaggio.
E c’era sempre lui, pochi anni dopo, a eseguire i controlli della spedizione a bordo della nave cargo che da Savona portava in Cina il primo elettro-treno Alstom Transport. Le reti sono state poi il tema delle successive esperienze: reti elettriche, reti gas, acquedotti, infrastrutture aeroportuali, in Adr, A2a e Acea.
Al suo arrivo a Terna nel maggio scorso, ha voluto subito visitare i cantieri…
«Purtroppo erano quasi tutti chiusi. Se non li riapriamo subito, e sempre in assoluta sicurezza, ci siamo detti con Valentina Bosetti, la nostra presidente, possiamo cambiare mestiere. Così, gli investimenti che sono ripartiti rappresentano ora una spinta anche per l’anno in corso. Un segnale che il mercato ha colto considerando positivamente, anche in prospettiva, la remunerazione del capitale investito».
Il 2020 è stato per Terna il bilancio migliore di sempre. Come è stato possibile in così poco tempo?
«Con velocità d’intervento e tanto lavoro i risultati arrivano. Ma la prima preoccupazione è stata assicurare al Paese qualità e stabilità del servizio di trasmissione dell’energia. Non è banale, specie quando alla pandemia si aggiungono grandi nevicate o altri fenomeni climatici estremi, purtroppo sempre più frequenti».
Per Terna, impresa di ingegneri, è la prima volta dopo molti anni di un ingegnere alla guida. Questo ha fatto la differenza?
«La differenza l’hanno fatta innanzitutto le nostre persone, che hanno risposto alla pandemia in modo straordinario. Ho trovato colleghi con un grande senso del dovere che hanno compreso subito l’urgenza e la responsabilità che derivano dall’essere gestori di un pubblico servizio fondamentale per la vita di tutti noi. Una dedizione mai venuta meno, sia durante il lockdown, sia quando siamo ripartiti e poi accelerato».
In novembre, ha varato un piano da nove miliardi di investimenti, dichiarati sostenibili per la quasi totalità in base ai criteri europei, e annunciati come volano di crescita per l’Italia. Progetto ambizioso nel paese della burocrazia…
«Investire nella rete elettrica significa investire nel futuro sostenibile del nostro Paese. Per favorire la transizione ecologica, non c’è altra strada: questa è la lezione della crisi e gli sforzi vanno intensificati. Ne parleremo approfonditamente con il ministro Cingolani con il quale ci sono già stati dei contatti. La rete peraltro tiene unita l’Europa più di quanto immaginiamo e spero presto la collegherà al Nord Africa. Costruendo infrastrutture per l’energia si creano inoltre lavoro, formazione, competenze. E si mette in sicurezza l’intero Paese. La sicurezza è il mio mantra».
Cosa ha visto dall’osservatorio di Terna in questi mesi?
«Moltissimo. Tra le cose più interessanti, abbiamo visto le energie rinnovabili salire dal 38 a oltre il 50% del fabbisogno, sia pure per breve tempo. Come fossimo in laboratorio, abbiamo testato quello che dovrebbe accadere nel 2030, in base agli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima».
Ed è andato tutto bene?
«E’ stato quello che definisco uno stress test. Una conferma ulteriore, se possibile, che è necessario investire. Sempre più la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili avverrà nel Sud Italia, mentre i consumi si trovano maggiormente al Nord e il sole continua a splendere anche quando la domanda di energia è più bassa. Serve quindi da un lato decongestionare la rete per favorire la trasmissione e dall’altro diventa obbligatorio investire in accumuli di energia, sia idroelettrici che con altre tecnologie».
Qual è adesso la correlazione tra consumi elettrici e ripresa, ce la faremo?
«Le industrie e le aree produttive del Nord sono tornate ai livelli di consumo energetico prepandemici, quindi la ripresa la vediamo. I consumi domestici hanno recuperato mentre, ovviamente, le aree urbane soffrono delle chiusure degli esercizi».
Il suo piano al 2025 prevede investimenti importanti anche nel capitale umano.
«Abbiamo varato un ambizioso progetto che punta a ripensare il modo in cui lavoriamo, chiamato NexTerna: siamo partiti a tappeto con formazione e ancora più attenzione a inclusione e diversity. Vantiamo un primato a livello internazionale per la nostra sostenibilità: attenzione al lavoro, alle relazioni, all’equilibrio tra lavoro e vita personale dei dipendenti. Stiamo mappando le aree dove risiedono i nostri colleghi per creare siti di lavoro raggiungibili in pochi minuti. Chiediamo molto impegno ai nostri collaboratori, ma non vogliamo aggiungere alla loro giornata ore di auto, code, mezzi pubblici. E’ nel nostro interesse: il miglioramento dello stato emotivo delle persone ne accresce la produttività e la creatività. La psicologia del lavoro non può più essere trascurata. E proprio in quest’ottica, metteremo anche a disposizione i nostri spazi per la campagna vaccinale del Governo e per vaccinare tutte le nostre persone non appena possibile.
Paola Pica, Corriere della Sera