Ci fu anche il notaio Bernardo da Camerino come testimone della lettura della sentenza di morte del sommo poeta Dante Alighieri. Lo conferma la firma in calce del professionista su un preziosa pergamena e della ricerca della professoressa Giovanna Sartori, che nel 2019 ha curato una mostra promossa dall’amministrazione comunale e che oggi dice di “voler approfondire questi studi, in occasione delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte del sommo poeta”. Era il 27 gennaio 1302 e, sulla base di una legge ad personam, che consentiva di sottoporre a nuovo procedimento i priori dei due ultimi anni già assolti in precedente giudizio, il podestà di Firenze, Cante de’ Gabrielli da Gubbio, emetteva una sentenza di condanna nei confronti del sommo poeta e di altri quattro cittadini di parte Bianca. Per Dante, non essendosi presentato, era stata prevista una pena di morte in contumacia, con sentenza emessa il 10 marzo 1302.La sentenza venne pubblicamente letta dal notaio Bonora di Preci, assistito da due testimoni, Masio da Gubbio e Berardo da Camerino, appunto. Come chiarisce l’avvocato Giuseppe De Rosa: “Anche quest’ultimo viene definito notaio, con la specificazione che fosse notaio del podestà Cante de’ Gabrielli. La figura di Berardo ricorre più volte nel Libro del Chiodo, copia risalente alla seconda metà del Trecento, che contiene tutte le registrazioni dei bandi comminati a Firenze contro i ghibellini e i guelfi bianchi dichiarati colpevoli di ribellione al comune e pertanto esclusi dalla vita politica cittadina”. Uno studioso ha individuato la figura del notaio del processo a Dante con quella di Berardo I da Varano (1250-1260 circa – ante 1325), ma Pier Luigi Falaschi ha fatto notare l’inverosimiglianza di un dinasta di grande famiglia, già affermata nel governo di Camerino, che svolga la funzione di semplice notaio. “Raccogliere notizie sul Berardo notaio – continua l’avvocato De Rosa – diviene una ricerca tanto interessante quanto difficile”.Da uno studio in collaborazione con la sezione dell’Archivio di Stato di Camerino, in particolare nella mostra ‘Camerino, il cuore dell’Europa’, è stata esposta una preziosissima pergamena datata 1286 testimonianza delle relazioni fittissime a livello politico, commerciale ed economico tra Camerino e Firenze, nonché tra il padre della nota Beatrice, che era un commerciante, e la città ducale: “In occasione della mostra promossa dall’Amministrazione comunale prima del Covid, nell’autunno de 2019 – sottolinea l’assessore comunale alla cultura, Giovanna Sartori – con la direzione scientifica della professoressa Emanuela di Stefano, abbiamo esposto questa preziosissima testimonianza che conferma il legame di Dante con la nostra città. Uno spunto interessante che ci pone nell’ottica di voler approfondire questi studi, soprattutto quest’anno in cui si celebrano i 700 anni dalla morte del sommo poeta”.