“In un momento difficile come questo non è il caso di attribuire colpe e responsabilità del declino della sanità in Italia, uno dei settori fondamentali della protezione civile e del benessere dei cittadini. Ma i numeri parlano chiaro e oggi, purtoppo, di fronte a un’emergenza grave come quella della pandemia da Covid-19, 60 milioni di italiani si sono trovati drammaticamente di fronte a una situazione ormai disastrosa, facendo tornare tutti i nodi al pettine. Secondo il più recente rapporto sullo stato del SSN, infatti, pubblicato a settembre 2019, tra il 2007 e il 2017, sono stati chiusi circa 200 ospedali, tagliati 45 mila posti letto, ridotto di 10 mila unità il personale medico e di 11 mila quello infermieristico. Un fenomeno decisamente negativo che dura da tempo e che, negli ultimi 20 anni, ha causato la riduzione di oltre 400 strutture ospedaliere. Situazione che si aggrava ancor di più nei casi di emergenza: a fronte di un simile numero di accessi al pronto soccorso, tra il 2013 e il 2018 sono state chiuse il 10% delle strutture, e si sono ridotte del 15% le ambulanze. Scendono anche i Dipartimenti di Emergenza, così come le Unità mobili di rianimazione. In crescita i posti di terapia intensiva. Questa la fotografia che emerge analizzando l’annuario del SSN 2018 del Ministero della Salute con l’analogo report del 2013. Con numeri che si sono dimostrati, e continuano a dimostrarsi, assolutamente insufficienti durante la pandemia da Covid. Senza pensare che molte delle strutture ospedaliere dismesse e quindi anche quelle inserite nel sistema di Emergenza-Urgenza, risultano essere collocate nelle periferie, o lontane dalle grandi città e che il loro smantellamento ha creato disagi, e messo in pericolo, la vita dei cittadini che abitano queste zone. È all’ordine del giorno che ci sono abitanti di aree periferiche che, per raggiungere, l’ospedale più vicino con l’ambulanza impiegano più di 45 minuti per arrivare. Per questo nello schema di Recovery Plan elaborato da Periferia Italia il tema salute assume un ruolo centrale e prioritario, per il quale riteniamo doveroso e necessario investire con fondi adeguati a colmare le falle di una gestione lacunosa che dura da decenni. E garantire la copertura di tutte le esigenze presenti e future del settore, soprattutto riguardo ai dipartimenti di Emergenza-Urgenza, grazie allo stanziamento di 27,6 miliardi, ossia 9.5 miliardi in più di quanto precedentemente previsto dal Recovery Plan stilato dall’ex governo giallo-rosso. Con particolare attenzione alle aree interne, che lamentano come problematica fondamentale proprio la questione sanitaria. Quella del Recovery Fund, ricordiamo, dovrà essere l’occasione per ridisegnare la sanità italiana e l’ecosistema della salute, puntando innanzitutto su territorio e prossimità, senza dimenticare ricerca, tecnologie, innovazione digitale e formazione. Scelte indispensabili e investimenti necessari per garantire un’adeguata offerta che assicuri, finalmente, il benessere di tutti i cittadini” – Così Antonio Tedeschi, nella foto, Segretario di Periferia Italia.