Un verdetto le elezioni lo hanno dato. Il governatore Zingaretti ha ancora il peso per dare le carte a livello locale e nazionale. Potrà passare al governo, potrà occuparsi di Roma, resterà in Regione, ma la sanità laziale se la terrà ben stretta fin che potrà. I cinque stelle sono forzatamente alleati ma il loro peso contrattuale è diminuito. I dg virtuosi – e la scorsa settimana sono stati pubblicamente lodati – possono dunque legittimamente sperare in qualche promozione, gli altri morderanno il freno. Si riavvierà il risiko delle poltrone? Poco ma sicuro. Quando? Presto, Covid permettendo. I posti più ambiti e richiesti sono quelli dei Policlinici Universitari, il meno gettonato è quello di Frosinone. In mezzo ci sono le sedi di Tivoli (Santonocito se ne vuole andare, magari facendosi assegnare la nuova Azienda Zero) e di Roma 3, a meno che il virtuosissimo Quintavalle si faccia convincere a sviluppare il famoso progetto della doppia Asl del Litorale (Ostia e Civitavecchia).Ci sono direttori generali che si agitano e direttori generali che aspettano disciplinatamente che il destino decida per loro. Ma c’è anche chi si sta già mettendo in fila per la pensione. Non va bene nel Pontino, ad esempio, ai Castelli c‘è chi morde il freno, a Tor Vergata ci si interroga. Non resta che aspettare che il colonnello Covid rientri nei ranghi