L’idea di quattro giovani di Campobasso messa a punto con il Cnr per riciclare polvere di vetro e Pet. Anaktite è il nuovo materiale che può sostituire laminati e rivestimenti. Per loro 10.000 euro e l’opportunità di presentare il progetto agli imprenditori
“Abbiamo cominciato nel nostro garage”, lo rivendicano con orgoglio, sperando che il loro progetto prenda il volo, come quelli di Bill Gates e Steve Jobs, oppure Brin e Page con Google. Il garage di Davide, Daniele ed Emanuele non è in America ma a Campobasso. I fratelli Di Leva, tre ingegneri che tutti assieme non fanno 90 anni di età, posano assieme a Maria Fantini che fa parte del loro team, con un gigantesco assegno di 10.000 euro. È quello che hanno ricevuto alla fiera Ecomondo di Rimini da Corepla, il consorzio italiano per il recupero della plastica, come premio per la loro idea che si è fatta materia: riciclare polvere di vetro e Pet per ricavare un nuovo aggregato. Tutto circolare, dalla materia prima a quella di risulta, che è anch’essa riciclabile, da usare come rivestimento nel settore dell’arredo.
Lo hanno chiamato Anaktite, ed è stata un’illuminazione: “Stavamo guardando una trasmissione in tv sul riciclo del vetro, io e mio fratello Daniele – racconta Davide, 31 anni, ingegnere civile – ci siamo guardati e abbiamo capito che ci era venuta la stessa intuizione”. Quella di rimettere in ciclo materiale non riutilizzabile, uno scarto del vetro, cioè la polvere, sabbia i cui granelli sono troppo piccoli e difficili da riciclare. Parliamo di circa 90.000 tonnellate all’anno. “L’idea iniziale era quella di legare la polvere di vetro con delle resine, ma poi ci siamo chiesti: perché non spingere ancora di più sulla ecosostenibilità?. Così abbiamo sperimentato diversi polimeri e il Pet, la plastica delle bottiglie per intenderci, ci ha stupito per le sue proprietà meccaniche: se lavorato in un determinato modo è molto resistente, ci fanno anche ingranaggi per macchinari industriali, è idrorepellente e resiste ad agenti chimici, non ingiallisce e ha una dilatazione termica impercettibile”.
L’idea ha preso forma nel 2015, quando Davide, Daniele ed Emauele hanno messo insieme le loro competenze: un ingegnere civile il primo, ingegnere meccanico il secondo e designer il terzo. Assieme a Maria Fantini, la fidanzata di Davide, laureata in Economia aziendale per la gestione della startup. E hanno fatto tutto in casa: “Abbiamo riutilizzato il motore di una lavatrice per fare un piccolo ball mill, un mulino a sfere per creare la polvere di vetro e plastica, e mischiarle – continua Davide – l’abbiamo messo in un vecchio armadio perché fa molto rumore. Poi abbiamo comprato un semplice fornetto elettrico per la pizza che raggiungesse una temperatura superiore ai 200 gradi. La pressa l’abbiamo costruita noi, con del legno imbullonato, serve per togliere l’aria comprimendo il Pet sciolto che si diffonde su tutta la larghezza dello stampo. Così otteniamo lastre che hanno la durezza del vetro con le caratteristiche meccaniche del Pet, un procedimento molto rapido, un quarto d’ora, e dalla filiera molto corta”.
Allo sviluppo di Anaktite ha contribuito anche il Cnr di Napoli, dove Davide ha potuto eseguire dei test che il loro pur ingegnoso laboratorio casalingo non permetteva. Così è nato il nuovo materiale, che secondo i giovani ingegneri può trovare applicazione nel settore dell’arredamento, per rivestimenti di banconi o cucine, per esempio, o pavimenti. E fare concorrenza a colossi del settore: “Rispetto ad altri composti, il nostro è totalmente fatto di materiale riciclato ed è termoplastico, scaldandolo si può modellare per dare la forma che si vuole – sottolinea Davide – allo stesso tempo ha le caratteristiche delle resine mischiate con granelli di quarzo, simile alla pietra. Ma Anaktite ha costi molto inferiori, la maggior parte dovuti alla produzione della polvere di Pet. Mentre la polvere di vetro è già uno scarto di per sé. Abbiamo già in mente un come dovrà essere il macchinario per crearlo, ci serve solo un imprenditore che creda nella nostra idea”.
Quello di Corepla non è il primo riconoscimento che i ragazzi hanno ottenuto. Nel 2015 la loro idea era arrivata terza alla Molise start up, concorso dedicato alle imprese innovative. I 2.500 euro del premio però, sostengono, non sono mai arrivati: “Da quattro anni mandiamo raccomandate e pec per chiedere ciò che ci spetta – spiega Maria Fantini – ma finora non abbiamo ottenuto nulla. Però abbiamo sostenuto le spese per creare una Srls, apposta per ricevere il premio che altrimenti non poteva essere erogato. Abbiamo fatto tutto nei termini ma la Regione non ci ha mai risposto”. In una delle lettere che mostrano a Repubblica usano il termine “mendicare” per dare peso alla loro richiesta: “È un peccato – aggiunge Davide – perché ci sarebbe piaciuto sviluppare il nostro progetto con imprese locali, molisane. E invece siamo costretti a guardare altrove”.
Il premio Corepla, 10.000 euro, sarà una boccata d’ossigeno anche per continuare a lavorare al progetto e perfezionare il processo di produzione, per ottenere le certificazioni che servono e approdare sul mercato: “Quello che ci interessa di più non sono tanto i 10.000 euro – confessa Davide – ma la possibilità di presentare la nostra idea a tutte le aziende Corepla che lavorano nel settore e trovare qualche imprenditore che creda nella nostra idea e sia disposto a investire”.
Repubblica.it