Spreconi o un po’ troppo assetati. Non bastassero i dati allarmanti sul tasso di dispersione della nostra rete idrica, con il 47,9% dell’acqua immessa che si perde per strada prima di arrivare a destinazione, gli italiani hanno anche il vizio del “rubinetto facile”. È quanto mettono in evidenza i dati raccolti dall’Osservatorio Valore Acqua di The European House – Ambrosetti. L’Italia è al primo posto in Europa per consumo di acqua potabile, con 160 metri cubi per abitante all’anno, ben distante dai propri partner europei come Francia (90) e Germania (60). Eppure il nostro Paese riesce ad affiancare a questo primato anche quello del record di consumo di acqua in bottiglia: primi nel Vecchio Continente con 188 litri procapite consumati all’anno e addirittura secondi nel mondo. Gli italiani bevono molto, ma sprecano molto di più. Complice, mettono in evidenza i numeri, il basso costo delle tariffe in confronto ad altri Paesi europei. In Italia si attesta a 1,87 euro per metro cubo contro i 3,67 della Francia, il doppio, e i 4,98 della Germania, poco meno del triplo. Squilibri ancora più alti se si guarda ai dati relativi alle singole città. Se a Roma il costo è di 1,7 euro per metro cubo, a Berlino è di 6. Basse tariffe riflettono oggi un livello ancora basso degli investimenti se si considera che l’80% arriva proprio dalla tariffa e soltanto il 20% dai contributi pubblici. Nonostante un’accelerazione degli ultimi 5 anni, con il dato più che triplicato dal 2013 al 2018 da 1,1 miliardi l’anno a 3,5, l’Italia si posiziona ancora penultma nella classifica europea preceduta solo dalla da Malta e Romania con 40 euro per abitante. Lontano, anche in questo caso, da Francia (100) e Germania (90). Per chiudere il gap, i consulenti di The European House-Ambrosetti hanno stimato che servirebbero almeno 3,6 miliardi di euro addizionali per allinearsi alla media europea, ma per avvicinarsi ai migliori tre d’Europa (Slovenia, Svizzera e Norvegia) il conto sarebbe ancora più salato e sarebbero necessari 12,2 miliardi di euro.
Flavio Bini, Repubblica.it