Principessa sullo schermo ma «maledetta» nella vita
Il personaggio che la portò al successo ne fu anche la rovina, ingabbiandola nel ruolo L’amore difficile con Delon, la morte del figlio e una fine misteriosa tra alcol e farmaci
(di Cesare Lanza per LaVerità) La vita di Romy Schneider è famosa anche per la sua grande storia d’amore con Alain Delon, romantica, passionale, tormentata. Questa è la lettera che Alain dedicò a Romy dopo la sua morte, poco più che quarantenne. «Ti guardo dormire. Sono accanto a te, mia Puppelé, Bambolina e penso che sei bella, e che forse non lo sei mai stata così tanto. […]. Penso a te, a me, a noi. Di che cost sono colpevole? […]. Mia Puppelé,ti guardo ancora e ancora. Voglio divorarti di sguardi. Riposati. Sono qui, vicino. Ho imparato un po’ di tedesco, grazie a te. Ich liebe dich. Ti amo. Ti amo, mia Puppelé». Romy Schneider nacque come figlia d’arte. Sua madre, infatti, la celebre Magda Schneider, era la stella del cinema tedesco tra gli anni ’30 e ‘fio (fu impegnata in ruoli di propaganda durante il regime di Hitler). E fu proprio Magda a spingere in maniera ferma e insistente la figlia verso la carriera d’attrice, nonostante Romy avesse sempre affermato che le sue grandi passioni fossero ben altre: la pittura e la scrittura. Magda si impose e Romy debuttò sul grande schermo a soli 15 anni. Insieme, madre e figlia, recitarono interpretando il ruolo che le legava anche nella realtà come, ad esempio, in Eva, confidenze di una minorenne (1958) Nel dicembre del 1976, però, Romy rilasciò un’intervista alla giornalista tedesca Alice Schwarzer (intervista riportata solo 36 anni dopo la morte dell’attrice) in cui rivelò al pubblico una delle pagine più scabrose della vita di sua madre: Magda sarebbe stata l’amante di Adolf Hitler nel 1941, quando raggiunsero il «Nido dell’Aquila», la residenza estiva di Berchtesgaden. Romy, all’epoca, aveva soli 3 anni. I due si incontrarono altre volte, secondo i ricordi dell’attrice, che si fece una sua personale opinione sulla natura della relazione. Dopo il divorzio dal padre di Romy, Magda Schneider mandò sua figlia in collegio, ricevendola a casa solo tre volte all’anno (nonostante la casa distasse dal collegio solo 20 chilometri). Il fragile rapporto tra madre e figlia venne messo alla prova anche dalle molestie sessuali che Romy subì da parte del secondo marito di Magda, Hans Herbert Blatzheim, un pasticcerà e imprenditore di Colonia, al quale Romy sfuggiva rifugiandosi in bagno. Pare anche che «Daddy Blatzheim» – come Romy lo chiamava – abbia cercato di comandare sulla carriera della figliastra per avere un ritorno economico, cercando di salvare la sua azienda.
Romy Schneider è stata e sarà sempre ricordata come l’attrice che ha interpretato il ruolo di Sissi, l’Imperatrice moglie dell’Imperatore Francesco Giuseppe. Ciò, all’inizio, ha rappresentato per lei un grande trampolino di lancio. Poi, si trasformò in una sorta di «maledizione»: il personaggio le si era cucito così bene addosso che «Sissi» diventò un nomignolo popolare e le rimase appiccicato nella vita di tutti i giorni. Tutti conoscevano il nome di Romy Schneider perché era ineluttabilmente legato a quella della giovane imperatrice. Addirittura cominciarono ad appellare Romy come «la principessa triste». Ma lei non aveva sangue reale nelle vene, aveva solo interpretato un ruolo. Si sentiva schiacciata da questo ingombrante personaggio e si rifiutò di firmare il contratto per un quarto film dedicato alla saga. Aveva deciso di diventare un’attrice impegnata in altri lavori. Alain Delon fu l’amore grandissimo – della sua vita. Dal 1958, quando chiude la collaborazione di lavoro con la madre e la serie della Principessa Sissi, Romy inizia la carriera che aveva pensato per se stessa. Si ritrova così a Parigi sul set de L’amante pura e lì avviene l’incontro con Delon. La prima volta, all’aeroporto francese di Parigi, alla presenza di fotografi che imperversano con le foto, i due non si trovano molto simpatici. E durante le riprese del film non fanno che litigare: Jean Claude Brialy, che faceva parte del cast, di continuo era impegnato a far da paciere. Le riprese esterne del film, invece, si svolsero a Vienna. Alla fine lei accompagna Alain – che la chiamava «Puppelé» (traduzione: pupilla, bambolina) all’aeroporto: lui doveva tornare in Francia. Ma il giorno dopo Romy, invece di prendere l’aereo per Colonia, ne prende uno per Parigi e raggiunge Alain Delon, che le si era «dichiarato». Nello starsystem, quella tra Delon e la Schneider era la perfetta storia d’amore: belli, giovani e all’apice del successo. Così decidono di vivere insieme in Rue Messine, vicino al Pare Monceau. La convivenza durò cinque anni (Romy pagava l’affitto di casa). Succede che Delon diventa una star internazionale mentre la Schneider s’appanna inesorabilmente. Lui è sempre impegnato in set dovunque e lascia Romy a casa. Lei si ingelosisce. Quando lui torna ci sono frequenti litigate. Il 18 dicembre 1963 Romy trova in casa un mazzo di rose rosse e un biglietto: «Sono andato in Messico con Nathalie. Ciao. Alain» (Si trattava di Nathalie Barthélemy che Alain sposerà due anni dopo). Solo cinque anni dopo, nell’agosto del 1968, Delon si rifà vivo. Jacques Deray gli ha proposto un film, La piscina. E lui ha rifiutato come partner Monica Vitti e Nathalie Wood. Vuole solo lei, Romy. Si ritrovano, non sono più i ragazzini spensierati, ma la scintilla della passione tra loro non si è mai spenta. Nel corso degli anni, Alain per tutta la vita è sempre pronto a tenderle la mano. Corre, ogni qualvolta ha bisogno, in suo aiuto. Non l’ha mai abbandonata, anche nei giorni terribili della morte del figlio. Lei scrive sul suo diario che Alain pur essendo «un egocentrico e un inguaribile narciso», è anche capace di generosità vera, concreta ed unica. Quando nel 1982 Romy Schneider muore a causa di un attacco cardiaco (anche se resta diffusa l’ipotesi del suicidio), Alain Delon si precipita al suo capezzale, chiede di restare solo. Piange come un bambino, le scatta un paio di foto che secondo quanto dichiarato dallo stesso attore sono sempre nel suo portafoglio – e va via. Non andrà al suo funerale, ma il giorno seguente sarà seduto ore e ore davanti alla tomba della sua «Puppelé». Un doloroso addio, un silenzioso addio. E poco dopo interviene affinché il piccolo David (il figlio morto prematuramente) sia sepolto nella stessa tomba di Romy a Boissy-sans-Avoir.
Alain Delon scrive alla sua amata, volata via, una lettera straziante: quella che ho citata all’inizio di questo ricordo. Lui, che di lettere non ne aveva mai scritte alle sue amanti e alle sue mille compagne. Durante l’estate del i960, la Schneider era con Delon a Ischia, dove lui stava girando Delitto in pieno sole con la regia di René Clement. In quel fine settimana la vita della attrice tedesca cambiò. Delon le parla di un soggetto su cui il regista italiano Luchino Visconti sta lavorando e la invita a conoscerlo. Lei si rifiuta e torna a Parigi. Dopo aver girato le scene esterne del film, Delon va a Roma e da lì, via telefono, esorta Romy Schneider a raggiungerlo per conoscere Visconti. L’incontro con l’attrice avviene nella casa del grande regista in via Salaria. Il progetto che Visconti vuole realizzare è lo spettacolo teatrale Peccato, che sia una puttana di John Ford ed il regista vuole la Schneider come protagonista femminile, accanto a Delon. In un primo momento l’attrice cerca di dissuadere il regista dalla sua idea, considerando la scelta di lei come protagonista un’assurdità: non ha mai fatto teatro, e avrebbe dovuto recitare in francese, in una opera teatrale inglese, diretta da un regista italiano. A Parigi, per il suo ruolo teatrale, deve prendere lezioni di fonetica e dizione. Anche la madre Magda si mostra perplessa. Il debutto è previsto nel Théàtre di Parigi, gli unici a credere nel talento teatrale di Romy Schneider sono Visconti e Delon, che ha pure impiegato il proprio denaro per la realizzazione di questo lavoro teatrale. Dopo molte prove, Romy riesce a calarsi nel personaggio di Annabelle: è un vero e proprio momento di scoperta della sua vocazione di attrice teatrale. Durante le tre rappresentazioni dell’opera, davanti ad un pubblico di artisti e scrittori, tutto va bene, ma alla fine della prova generale si sente male: un attacco di appendicite la costringe alla revoca della prima dello spettacolo, in radio e televisione. La prima viene spostata al 29 marzo 1961: tra il pubblico vi sono Anna Magnani, Ingrid Bergman, molti registi e attori francesi ed anche Magda Schneider e Wolfi, il fratello di Romy. È un enorme successo. Ci sono 120 rappresentazioni dello spettacolo e le vengono offerti nuovi ruoli provenienti dalla Germania, che lei rifiuta perché simili al personaggio di Sissi, da cui è artisticamente lontana ora, dopo aver ricoperto il suo vero ruolo sul palcoscenico.
Nella sua vita ci sono stati matrimoni e relazioni infelici. Dopo la fine della storia d’amore con Delon, Romy lascia Parigi e torna in Germania, dove sposa Harry Meyen, ebreo, regista teatrale, cerebrale e affascinante, ma dipendente da psicofarmaci. Sarà da questa unione che nascerà il primo figlio di Romy, David. Romy ed Harry divorziano nel 1975. Vittima dell’alcol, dell’abuso di farmaci e della depressione, Harry Meyen si toglie la vita il 15 aprile 1979, impiccandosi con una sciarpa ad una scala nella sua casa di Amburgo-Harvestehude, a 54 anni. Più tardi Romy si sposa con con Daniel Biasini, un giornalista francoitaliano: dall’unione nasce Sarah, anch’essa attrice. Nel 1981 infine Romy si lega sentimentalmente al produttore Laurent Petin e gli resta unita fino alla morte. Nella tormentata vita dell’attrice c’è anche la tragedia del figlio David, morto prematuramente. Il 5 luglio 1981, mentre stava scavalcando il cancello della casa dei genitori di Daniel, che considerava come dei nonni, David perse l’equilibrio e rimase ferito orribilmente. Morì quella stessa sera all’ospedale tra atroci sofferenze. Aveva solo 14 anni. La Schneider non si riprese mai più dal trauma, precipitò in una profonda depressione ed iniziò a fare abbondante uso di alcolici. Morì nel 1982, in una tiepida notte parigina: seduta su una poltrona, la penna in mano, sul tavolo una lettera interrotta. A scoprirla, il mattino del 29 maggio 1982, fu Laurent Pétain, il suo ultimo compagno. Romy aveva 44 anni. Il medico parlò di arresto cardiaco, ma molti sospettarono il suicidio: un mix di alcol e sonniferi, un connubio ormai fisso.