L’obiettivo, al di là della trovata comunicativa, è quello di attirare l’attenzione delle autorità (e perché no, dello zar in persona) sull’assurdo stato delle cose nella regione. «Noi, la popolazione della costa del lago Baikal, viviamo sotto la stretta pressione delle leggi: non possiamo disporre liberamente delle nostre capacità di lavorare, ottenere terreni per la sepoltura dei propri cari, scegliere un’attività lavorativa…», spiega un’attivista. Questo perché le norme in vigore nella riserva naturale sono sia in contrasto fra loro che in contrasto con quelle federali.
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