Sei impulsi da un miliardo e mezzo di anni luce, è il secondo fenomeno di questo tipo mai registrato. Registrato dal nuovo radiotelescopio canadese Chime, appena acceso, che in pochi mesi ha individuato in totale 13 fast radio burst in serie
•Segnali misteriosi dal cosmo
Proprio un anno fa, nel gennaio del 2018, l’astronomo italiano Daniele Michilli aveva conquistato la copertura di Nature con uno studio che riconduceva l’origine di un fast radio burst a una stella di neutroni, una pulsar, che divora materia, magari vicina a un buco nero o ai resti di una supernova. Almeno fino a quel momento, nessuna ipotesi poteva essere esclusa per spiegare questi impulsi. Fino a scomodare ipotetiche intelligenze aliene, soprattutto per i segnali ripetuti, che almeno fino all’accensione di Chime, rappresentavano un’anomalia. Lo studio che presenta questa nuova scoperta, pubblicato su Nature, porta anche la firma di Michilli che, da settembre, è postdoc alla McGill University e può lavorare con il nuovo strumento che osserva 24 ore al giorno una grande porzione di volta celeste. Chime inoltre non è ancora entrato in piena operatività, quindi gli scienziati si aspettano molto da lui nei mesi a venire: “Con Chime, che mappa l’intero emisfero settentrionale ogni giorno, stiamo per trovare più segnali ripetitivi – spiega Ingrid Stairs, membro del team Chime e astrofisica alla University of British Columbia – finora si conosceva solo un Frb ripetuto. Averne trovato un altro suggerisce che ce ne potrebbero essere di più là fuori. E con più segnali e più sorgenti da studiare saremo in grado di capire questi enigmi cosmici, da dove vengono e che cosa li origina. Sapere da dove arrivano permetterà di puntare i telescopi in quelle direzioni creando l’opportunità di studiare in dettaglio questi segnali misteriosi”. L’ipotesi aliena, comunque, secondo gli scienziati, è quella meno probabile. Segnali radio che arrivano fino a noi da distanze di miliardi di anni luce, sono generati più probabilmente da fenomeni estremi come stelle compatte tipo pulsar e buchi neri.
•Frequenze più basse
Rispetto ad altri radiotelescopi, Chime riesce a rilevare segnali anche a basse frequenze, ne ha individuati fino a 400 Mhz con lunghezze d’onda vicine al metro. Una misurazione che fornisce indizi indiretti su quello che la sua sorgente ha attorno e il ‘mezzo interstellare’ che attraversa: “Sappiamo che la sorgente può produrre onde radio a bassa frequenza che possono fuggire attraverso il loro ambiente e non si disperdono troppo così da essere rilevate quando arrivano fino alla Terra – sottolinea Tom Landecker, membro del National Research Council – questo ci dice qualcosa riguardo all’ambiente e alla sorgente. Non abbiamo risolto il problema, ma ci sono molti più pezzi nel puzzle”.
Matteo Marini, repubblica.it