Tutti i voli cancellati: il governo prende in affitto 34 aerei per rimpatriare i cittadini inglesi all’estero. Annullate 750 mila prenotazioni. I sindacati: colpa anche della Brexit
Negli uffici del governo britannico devono essersi entusiasmati al cinema a vedere Dunkirk, la storica ritirata dalle coste francesi durante la Seconda guerra mondiale: perché non hanno esitato a definire come «la più grande operazione di rimpatrio mai tentata in tempo di pace» il ponte aereo messo su in poche ore dalle autorità di Londra per riportare a casa 110 mila turisti inglesi, rimasti bloccati ai quattro angoli del mondo dopo l’improvviso fallimento della Monarch Airlines, la linea aerea low cost che operava dal lontano 1968.
Maxi-operazione da 70 milioni di euro
Il governo britannico ha preso in affitto 34 aerei da altre 16 compagnie, al costo di 70 milioni di euro, e nelle prossime due settimane si è impegnato a riportare tutti a casa a bordo di almeno 700 voli: nessuno dovrà accorciare le vacanze, anzi in alcuni casi si dovrà prolungarle, ma i costi saranno sostenuti dalle assicurazioni. «Si tratta di una situazione di grande disagio per i turisti britannici all’estero e la mia priorità è quella di aiutarli a rientrare nel Regno Unito — ha detto il ministro dei Trasporti Chris Grayling —. Ecco perché ho appena dato il via all’operazione di rientro più grande in tempo di pace, per 110 mila passeggeri che sarebbero altrimenti rimasti negli aeroporti all’estero. Si tratta di una risposta senza precedenti a una situazione senza precedenti. Lavoreremo giorno e notte insieme all’autorità dell’aviazione civile: nessuno deve sottostimare l’entità della sfida».
I tentativi di salvataggio
Già nelle prime ore di ieri mattina centinaia di passeggeri arrivati negli aereoporti britannici, in procinto di partire per le vacanze, hanno trovato i voli cancellati, in alcuni casi solo pochi minuti prima dell’imbarco: e tutte le future 750 mila prenotazioni con la Monarch sono state annullate. Le linea aerea era in difficoltà da mesi, ma il collasso è arrivato all’improvviso: nel corso del weekend il fondo di private equity che detiene la proprietà, Greybull Capital, aveva tentato un salvataggio dell’ultimo minuto chiamando in soccorso easyJet e British Airways, ma inutilmente. Sabato l’Ente per l’aviazione civile britannico aveva dato un ultimatum di 24 ore per trovare capitali freschi: quando anche quest’ultimo tentativo è fallito, è stata revocata la licenza e gli aerei sono rimasti bloccati a terra da un minuto all’altro.
Concorrenza selvaggia
Il capo dell’aviazione civile, Andrew Haynes, ha fatto notare che «questa è la più grande compagnia ad aver mai cessato le attività: stiamo mettendo assieme, con brevissimo preavviso e per due settimane, quella che di fatto è una delle più grandi linee aeree britanniche per gestire il rimpatrio dei turisti bloccati all’estero». La Monarch volava su circa 40 destinazioni, operando da cinque diversi aeroporti britannici, e impiegava 2.750 persone: si ritiene che la maggior parte dei passeggeri siano in questo momento sulle coste spagnole, che rappresentavano il maggior mercato per la compagnia fallita. Ma proprio questo segmento si era fatto più competitivo dopo che le linee aeree rivali avevano moltiplicato i collegamenti e abbassato i prezzi per la Spagna, verso cui si erano diretti tanti turisti spaventati dal terrorismo che aveva colpito altre località mediterranee. Prima, infatti, i maggiori mercati della Monarch erano l’Egitto e la Tunisia: ma gli attentati degli ultimi anni hanno praticamente chiuso quelle destinazioni, e con i disordini in Turchia la Monarch si è dovuta affidare al già congestionato Mediterraneo occidentale. Il fallimento della linea aerea non è comunque privo di una coda polemica: il sindacato Unite ha accusato il governo di essere rimasto a guardare mentre la Monarch andava a fondo. In particolare, i potenziali acquirenti sarebbero stati scoraggiati dal clima di incertezza che circonda la Brexit: non è infatti sicuro che dopo l’uscita dall’Unione europea le compagnie britanniche potranno continuare a volare in Europa senza problemi.
Luigi Ippolito, Corriere della Sera