Ricavi stabili nel trimestre, raccolta +7%. Utile di 5 milioni
«In un mercato debole è meglio essere forti» e la fusione per incorporazione di Itedi, che pubblica Stampa e Secolo XIX, nel gruppo L’Espresso di Repubblica «porterà sinergie per un valore di circa 15 milioni di euro e presenta un indubbio valore industriale».
Il nuovo gruppo che si chiamerà Gedi (Gruppo editoriale) «raggiunge la posizione di numero uno nell’informazione quotidiana e digitale», ha dichiarato ieri Monica Mondardini, a.d. del gruppo presieduto da Carlo De Benedetti, a margine dell’assemblea dei soci che ha approvato la nuova denominazione, il bilancio 2016 (con un risultato netto da 10,4 mln), senza distribuzione di dividendi, e soprattutto ha dato il via libera all’aumento di capitale da 80 milioni per emettere le nuove azioni da assegnare a Fca degli Agnelli-Elkann e a Italpress della famiglia Perrone, soci di Itedi che in cambio conferiranno l’intero capitale dell’editrice ligure-piemontese. Nasce così formalmente Gedi con un cda allargato a 14 consiglieri (dai precedenti 11) con l’ingresso di John Elkann presidente Fca, Carlo Perrone editore storico del Secolo XIX ed Elena Ciallie.
Al termine dell’operazione, Cir (holding della famiglia De Benedetti che controlla L’Espresso) avrà il 43,4% del nuovo polo editoriale, Italpress il 4,37% ed Exor, cassaforte della famiglia Agnelli-Elkann, deterrà il 4,26%. Ma, sempre ieri, John Elkann ha confermato «la volontà di Exor di essere il secondo maggiore azionista di Gedi, dopo l’azionista di controllo Cir, nonché il mio impegno personale all’interno del consiglio di amministrazione per sostenere e rafforzare la società nel lungo termine» (come anticipato da ItaliaOggi del 6/4/2017). Mentre Perrone ha annunciato di aver già rinforzato la quota che deterrà, avendo già comprato sul mercato, «attraverso Mercurio spa, ulteriori 1.700.000 azioni della società editoriale», attestandosi in previsione oltre il 4,7% complessivo. Quindi se Elkann vuole diventare il secondo azionista deve arrivare oggi a circa il 5%. Si tratta comunque di quote iniziali dovendo aspettare che Fca distribuisca nei prossimi mesi le nuove azioni Gedi ai suoi azionisti ed Exor possa comprare sul mercato quelle che verranno conferite a investitori non interessati a rimanere nel capitale di Gedi.
Secondo il gruppo L’Espresso, il cui cda ha approvato ieri i conti del primo trimestre 2017, l’integrazione con Itedi «aprirà nuove opportunità» sia nello sviluppo di attività digitali sia nel contenimento dei costi (cornice in cui va letta l’importanza delle sinergie per 15 mln, oltre a quella dell’incremento atteso dei ricavi). Al momento, per quello che riguarda le prospettive 2017, il gruppo di Repubblica non intravede «miglioramenti dei trend che hanno interessato il settore ormai da anni». In particolare, al 31 marzo scorso, il fatturato consolidato rimane sostanzialmente stabile al +0,4%, pari a 136,4 milioni di euro (-3,1% a perimetro non omogeneo considerando che nel 2016 sono stati ceduti quattro giornali locali ed è stata affittata a terzi la testata Nuova Sardegna). I ricavi da vendite scendono del 4,6% a perimetro non omogeneo per 42,3 milioni, quelli pubblicitari aumentano del 6,8% ma calano del 6,6% sui soli mezzi propri, con internet a -1,5%, stampa a -10,4% e radio a +1,5%.
Dopo costi giù del 6,4% tra quelli fissi del personale (-5,4%) e altre voci di spese (-7,2%), l’ebit è di 9,7 milioni rispetto al dato precedente pro-forma di 8,8 mln e a quello a perimetro non omogeneo di 9,5 mln. Il risultato netto è pari a 5 milioni, dai 5,5 mln pro-forma e dai 6,1 mln a perimetro non omogeneo. La posizione finanziaria netta a fine marzo 2017 è positiva per 29 milioni di euro, rispetto ai 31,7 mln di fine 2016 e ai 15,5 mln al termine del primo trimestre 2016. Ieri il titolo L’Espresso ha chiuso in borsa a +1,54% a 0,858 euro.
Italia Oggi