Adesso è il momento di accelerare: investite in Italia, troverete un porto sicuro. Perché le riforme avviate hanno creato le condizioni per fare dell’Italia l’acceso privilegiato ai mercati europei, il “gate” finale della “nuova via della seta” che la Cina intende costruire per avvicinarsi al vecchio Continente, guardato da Pechino con sempre maggiore interesse. Ecco il “sistema Paese” che Sergio Mattarella offre alla Cina nella sua prima visita di Stato nel gigante asiatico. Una missione “business oriented” per confermare, spingere e rassicurare la classe politica cinese che l’Italia c’è e vuole molto.
Accompagnato dal gotha dell’imprenditoria italiana il presidente oggi a Pechino ha potuto toccare con mano il fortissimo interesse cinese verso il Belpaese, le sue tecnologie, l’arte, la moda e i prodotti alimentari. Il protezionismo trumpista preoccupa anche la Cina che guarda sempre più all’Europa scommettendo sulla sopravvivenza dell’Unione europea. Ma non tralasciando il piano B, basato su una fitta rete di accordi bilaterali con i Paesi che contano dentro l’Unione. E l’Italia c’è in questa lista come ha confermato il potentissimo presidente Xi Jingping: “l’Italia offre vantaggi imparagonabili quale porta tra Est e Ovest”, ha spiegato al termine della quarta edizione del business forum bilaterale riferendosi proprio alla “nuova via della seta”, un’autostrada di commerci moderni che potrebbe incunearsi nel cuore dell’Europa attraverso Venezia e il nord-est. Ma non solo.
Xi ha garantito il proprio impegno personale “per promuovere un rapporto bilaterale ancora più alto” tra Roma e Pechino. Parole non di circostanza come dimostra la sua presenza non scontata ai lavori del forum e la firma di ben 13 accordi bilaterali che spaziano dalle dogane ai rapporti culturali e universitari. Senza contare quelli strettamente economici che sfiorano i cinque miliardi di euro.
A Mattarella Xi ha espresso quello che è il comune sentimento del popolo cinese e cioè come Italia e Cina siano “due civiltà millenarie che da sempre si affascinano e si rispettano reciprocamente”.
Prima di lasciare Pechino per Shangai, il presidente Mattarella ha assicurato che “gli investimenti produttivi cinesi trovano, e troveranno, nel nostro Paese una destinazione sicura e un clima incoraggiante”, quasi a voler rassicurare che i ritmi del Paese siano più efficaci di quelli della politica. “Questa visita ha un significato particolare, che è quello di ampliare il nostro partenariato strategico”, ha aggiunto facendo capire che ormai il rapporto tra presenza italiana in Cina e presenza cinese in Italia deve essere riequilibrato. E questo sta già accadendo con significative entrate di aziende cinesi nel territorio italiano.
Riflessioni in perfetta sintonia con quelle del presidente Xi Jingping che, dopo aver ricordato come i rapporti tra Italia e Cina siano “rimasti stabili in tutti questi anni”, ha detto con chiarezza che è giunta l’ora per “nuove conquiste e nuovi scambi”. Vogliamo, ha detto il presidente della Repubblica popolare cinese, “rapporti ancora più solidi e relazioni ancora più costruttive”. Naturalmente per dare corpo a tutte queste parole servono novità concrete. Ecco perché Mattarella ha anche auspicato che la Cina “prosegua una politica di progressiva apertura economica e faciliti sempre più l’accesso degli operatori esteri al mercato cinese”.
THE HUFFINGTON POST