Il piano che porterà nelle casse della banca guidata da Jean Pierre Mustier ben 13 miliardi di risorse
Si avvicina l’aumento di capitale di UniCredit che ieri è stato approvato dall’assemblea straordinaria della banca, con una maggioranza “bulgara” del 99,6%. Inizia così il percorso con cui il gruppo guidato da Jean Pierre Mustier si rafforzerà notevolmente con una iniezione di liquidità di ben 13 miliardi di euro. Ecco, di seguito, alcuni dettagli sull’operazione.
I tempi
Per l’avvio dell’aumento di capitale viene ipotizzata la data del 13 febbraio (o comunque la seconda o terza settimana del mese prossimo). Prima di dare il via all’operazione, infatti, la banca dovrà presentare i bilanci del 2016 nella giornata del 23 gennaio.
I conti del 2016
Per fare pulizia nei conti e prepararsi all’aumento di capitale, UniCredit effettuerà rettifiche contabili legate a crediti sofferenti per oltre 8 miliardi di euro. Ciò provocherà perdite che verranno computate nel 2016 mentre il rafforzamento patrimoniale ci sarà soltanto nel 2017. Questo “sfasamento” temporale potrebbe portare temporaneamente gli indici di solidità patrimoniale (Cet-1) al di sotto dei livelli di guardia raccomandati dalla Bce. Le autorità di vigilanza hanno comunque dato il via libera all’operazione.
Tesoro da 20 miliardi
Oltre preparare l’aumento di capitale, UniCredit ha incassato nei mesi scorsi più di 6 miliardi di euro, prima vendendo gran parte della polacca Bank Pekao e poi liberandosi della propria società di gestione dei fondi, Pioneer, ceduta ai francesi di Amundi. Con tutte queste operazioni (compreso l’aumento di capitale), il rafforzamento patrimoniale della banca vale nel complesso 20 miliardi di euro.
La vendita degli npl
Il piano industriale di Mustier, oltre alla ricapitalizzazione, prevede la vendita ai gruppi finanziari internazionali Fortress e Pimco di non performing loan (npl), cioè di crediti deteriorati, per un totale lordo di oltre 17 miliardi di euro.
La ristrutturazione
Oltre a dotarsi di nuovi capitali UniCredit effettuerà una pesante ristrutturazione della sua rete. Entro il 2019 sono previsti 6.500 esuberi in tutto il gruppo (in aggiunta a quelli già programmati) con un risparmio sui costi del personale di 1,1 miliardi circa. La cura dimagrante ci sarà anche in Italia dove saranno chiusi quasi 900 sportelli, con un calo della forza-lavoro complessiva del 21%.
Andrea Telara, Panorama